Caesar idoneum locum nactus quid quaque in parte geratur cognoscit; laborantibus submittit. Utrisque ad
animum occurrit unum esse illud tempus, quo maxime contendi conveniat: Galli nisi perfregerint munitiones, de omni salute
desperant; Romani si rem obtinuerint, finem laborum omnium exspectant. Maxime ad superiores munitiones laboratur, quo
Vercassivellaunum missum demonstravimus. Iniquum loci ad declivitatem fastigium magnum habet momentum. Alii tela coniciunt,
alii testudine facta subeunt; defatigatis invicem integri succedunt. Agger ab universis in munitionem coniectus et ascensum dat
Gallis et ea, quae in terra occultaverant Romani, contegit; nec iam arma nostris nec vires suppetunt.
Versione tradotta
Cesare raggiunto un luogo adatto conosce cosa ed in che parte si faccia; soccorre quelli che sono in difficoltà.
Agli uni ed agli altri viene in mente che quello è il momento unico, in cui convenga che ci si batta al massimo: i Galli se non
avranno sfondato le fortificazioni, disperano della propria salvezza; i Romani se avranno mantenuto la situazione, attendono la
fine di tutte le fatiche. Ci si sforza al massimo presso le fortificazioni più in alto, dove dicemmo esser stato mandato
Vercassivellauno. Lo sfavorevole pendio del luogo per la inclinazione ha grande importanza. Alcuni lanciano giavellotti, altri,
fatta una testuggine, avanzano; a turno i freschi subentrano agli affaticati. Il materiale gettato da tutti nella
fortificazione dà anche un accesso ai Galli e copre le cose che i Romani avevano nascosto in terra; ormai né armi né forze
bastano ai nostri.
- De Bello Gallico
- Libro 7
- Cesare
- De Bello Gallico