De Bello Gallico di Giulio Cesare: versione tradotta Libro 7 Paragrafo 89
Postero die Vercingetorix concilio convocato
id bellum suscepisse se non suarum necessitatum, sed communis libertatis causa demonstrat, et quoniam sit Fortunae cedendum, ad
utramque rem se illis offerre, seu morte sua Romanis satisfacere seu vivum tradere velint. Mittuntur de his rebus ad Caesarem
legati. Iubet arma tradi, principes produci. Ipse in munitione pro castris consedit; eo duces producuntur. Vercingetorix
deditur, arma proiciuntur. Reservatis Haeduis atque Arvernis, si per eos civitates recuperare posset, ex reliquis captivis toti
exercitui capita singula praedae nomine distribuit.
Il giorno dopo Vercingetorige, convocata l’assemblea, dichiara che quella guerra egli
non l’aveva intrapresa per suoi interessi, ma per la libertà comune, e poiché bisognava cedere alla Fortuna, egli si offriva
loro per l’una e l’altra cosa, sia che volessero soddisfare i Romani con la sua morte sia consegnarlo vivo. Sono inviati
ambasciatori per queste cose a Cesare. Comanda che si consegnino le armi, che si conducano i capi.
Egli si insedia nella
fortificazione davanti agli accampamenti; li vengono condotti i comandanti. Vercingetorige si arrende, si gettano le
armi.
Messi da parte gli Edui e gli Arverni, se per mezzo di loro potesse recuperare le nazioni, tra gli altri prigionieri
ne distribuisce a tutto l’esercito una persona a testa a titolo di bottino.
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