proxima Circaeae raduntur litora terrae, 7.10
dives inaccessos ubi Solis filia lucos
adsiduo resonat
cantu, tectisque superbis
urit odoratam nocturna in lumina cedrum
arguto tenuis percurrens pectine telas.
hinc
exaudiri gemitus iraeque leonum 15
vincla recusantum et sera sub nocte rudentum,
saetigerique sues atque in praesepibus
ursi
saevire ac formae magnorum ululare luporum,
quos hominum ex facie dea saeva potentibus herbis
induerat Circe
in vultus ac terga ferarum. 20
quae ne monstra pii paterentur talia Troes
delati in portus neu litora dira subirent,
Neptunus ventis implevit vela secundis,
atque fugam dedit et praeter vada fervida vexit.
Versione tradotta
Si sfiorano i vicini lidi della
terra di Circe, 7.10
dove la ricca figlia del Sole fa risuonare i boschi
inaccessibili di continuo canto, nella casa
superba
brucia l'odoroso cedro per le luci notturne
scorrendo le sottili tele col pettine vivace.
Di qi si sentono
i gemiti e le ire di leoni 15
che rifiutano le catene e ruggiscono nella tarda notte,
setolosi porci ed orsi nei recinti
fremevano
e forme di grandi lupi ululavanoo, che dall'aseptto
di uomini la crudele dea Circe con potenti erbe
aveva
trasformato in volti e dordi di belve. 20
Ma perché i pii Troiani non soffrissero tali mostri
entrati nei porti e non
affrontassero crudeli lidi
Nettuno riempì le vele di venti favorevoli,
favorì la fuga e li portò oltre i fervidi
guadi.
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- Libro 7
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