Postera cum prima lustrabat lampade terras 7.148
orta dies, urbem et finis et litora gentis
diversi
explorant: haec fontis stagna Numici, 150
hunc Thybrim fluvium, hic fortis habitare Latinos.
tum satus Anchisa delectos
ordine ab omni
centum oratores augusta ad moenia regis
ire iubet, ramis velatos Palladis omnis,
donaque ferre viro
pacemque exposcere Teucris.
haud mora, festinant iussi rapidisque feruntur
passibus. ipse humili designat moenia fossa
moliturque locum, primasque in litore sedes
castrorum in morem pinnis atque aggere cingit. 7.159
iamque iter emensi
turris ac tecta Latinorum ipermetr.
ardua cernebant iuvenes muroque subibant.
ante urbem pueri et primaevo flore
iuventus
exercentur equis domitantque in pulvere currus,
aut acris tendunt arcus aut lenta lacertis
spicula
contorquent, cursuque ictuque lacessunt: 165
cum praevectus equo longaevi regis ad auris
nuntius ingentis ignota in
veste reportat
advenisse viros. ille intra tecta vocari
imperat et solio medius consedit avito.
Tectum augustum,
ingens, centum sublime columnis 5spo
urbe fuit summa, Laurentis regia Pici,
horrendum silvis et religione parentum.
hic sceptra accipere et primos attollere fascis
regibus omen erat; hoc illis curia templum,
hae sacris sedes
epulis; hic ariete caeso 175
perpetuis soliti patres considere mensis.
quin etiam veterum effigies ex ordine avorum
antiqua e cedro, Italusque paterque Sabinus
vitisator curvam servans sub imagine falcem,
Saturnusque senex Ianique
bifrontis imago 7.180
vestibulo astabant, aliique ab origine reges,
Martiaque ob patriam pugnando vulnera passi.
multaque praeterea sacris in postibus arma,
captivi pendent currus curvaeque secures
et cristae capitum et portarum
ingentia claustra 185
spiculaque clipeique ereptaque rostra carinis.
ipse Quirinali lituo parvaque sedebat
succinctus trabea laevaque ancile gerebat
Picus, equum domitor, quem capta cupidine coniunx
aurea percussum virga
versumque venenis 190
fecit avem Circe sparsitque coloribus alas.
Versione tradotta
Quando il giorno seguente sorto illumina le terre
con la prima luce, separati esplorano la città,
territori
e i lidi del popolo: questi gli stagni della fonte Numica, 150
questo il fiume Tevere, qui abitare i forti
Latini.
Allora il figlio di Anchise comanda che cento legati
scelti da ogni ordine vadano alle auguste mura del
re,
tutti velati coi rami di Pallade, portino doni all'eroe
e chiedano pace per i Teucri. 155
Nessun indugio,
comandati s'affrettano e si recano
con rapidi passi.Egli delimita le mura con umile
fossato e fortifica il luogo e le
prime sedi sul lido
con merli a modo di accampamento e li cinge.
Ormai compiuto il viaggio i giovani vedevano le torri
160
e gli alti tetti dei Latini e s'avvicinavano alle mura.
Davanti alla città ragazzi e gioventù nel primo
fiore
si esercitano a cavallo e controllano i carri nella polvere,
o tendono forti archi o lanciano flessibili frecce
coi muscoli, si sfidano alla corsa ed al tiro: 165
un araldo avanzato a cavallo riferisce alle orecchie
del vecchio
re che son giunti uomini alti in abiti
sconosciuti. Egli ordina che sian chiamati dentro
il palazzo e si siede nel
mezzo del trono avito.
Palazzo augusto, enorme, alto di cento colonne, 170
la reggia del Laurente Pico fu sulla cima
della città,
terribile per i boschi ed il culto degli antenati.
Qui era rito augurale per i re ricevere lo scettro e
prendere
i primi fasci; questo tempio era per essi la curia,
queste le sedi per sacri banchetti; qui, ucciso un ariete,
175
i padri solevano sedersi a mense ininterrotte.
Addirittura le effige degli antichi avi in ordine
in vecchio cedro,
Italo ed il padre Sabino
cultore di vite, conservando la curva falce sotto l'immagine,
il vecchio Saturno e
l'immagine di Giano bifronte 180
stavano sul vestibolo, altri re dall'origine,
che avevanpatito ferite di Marte
combattendo per la patria.
Inoltre sui sacri stipiti molte armi,
pendono carri prigionieri, curve scuri,
pennachi di
elmi, enormi catenacci di porte, 185
frecce, scudi, rostri tolti da navi .
Lo stesso Pico col bastone di Quirino cinto
della corta
trabea portava con la sinistra lo (scudo) ancile
(Pico), domator di cavalli, che Circe sposa presa da
passione,
colpito dalla verga d'oro e cosparso di veleni 190
trasformòin uccello e ne cosparse di colori le
ali.
- Letteratura Latina
- Libro 7
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