Eneide, Libro 7, traduzione vv. 373-403 - Studentville

Eneide, Libro 7, traduzione vv. 373-403

His ubi nequiquam dictis experta Latinum 7.373

contra stare videt, penitusque in viscera lapsum
serpentis furiale malum totamque pererrat, 375
tum vero infelix

ingentibus excita monstris
immensam sine more furit lymphata per urbem.
ceu quondam torto volitans sub verbere turbo,

quem pueri magno in gyro vacua atria circum
intenti ludo exercent – ille actus habena 7.380
curvatis fertur spatiis;

stupet inscia supra
impubesque manus mirata volubile buxum;
dant animos plagae: non cursu segnior illo
per medias

urbes agitur populosque ferocis.
quin etiam in silvas simulato numine Bacchi 385
maius adorta nefas maioremque orsa

furorem
evolat et natam frondosis montibus abdit,
quo thalamum eripiat Teucris taedasque moretur,
euhoe Bacche

fremens, solum te virgine dignum
vociferans: etenim mollis tibi sumere thyrsos, 390
te lustrare choro, sacrum tibi

pascere crinem.
fama volat, furiisque accensas pectore matres
idem omnis simul ardor agit nova quaerere tecta.

deseruere domos, ventis dant colla comasque;
ast aliae tremulis ululatibus aethera complent 395
pampineasque gerunt

incinctae pellibus hastas.
ipsa inter medias flagrantem fervida pinum
sustinet ac natae Turnique canit hymenaeos

sanguineam torquens aciem, torvumque repente
clamat: ‘io matres, audite, ubi quaeque, Latinae: 7.400
si qua piis

animis manet infelicis Amatae
gratia, si iuris materni cura remordet,
solvite crinalis vittas, capite orgia mecum.’

Versione tradotta

Come vede, accorgendosene, di contrastare invano
Latino, ed il male delle furie del

serpente
completamente sceso nelle viscere la pervade tutta, 375
alorra veramente la sventurata eccitata da enormi

mostri
senza ordine impazza invasata per l'immensa città.
Come quando volteggiando sotto la frusta vibrata, una

trottola,
che i ragazzi in gran cerchio intorno agli ampi atrii
spingono, intenti al gioco - ella spinta dal colpo si

gira 380
per gli spazi curvi; sopra si stupisce la schiera ignara
e piccola ammirando il volubile bosso;
le sferzate

danno forze:non minore di quella corsa
è spinta in mezzo alla città ed ai popoli fieri.
Anzi, simulata la potenza di

Bacco, vola nei boschi 385
tentando un sacrilegio maggiore ed iniziando una maggiore
Pazzia e nascondela figlia in

frondosi monti,
per strappare le nozze ai Teucri e frenare le fiaccole (nuziali),
fremente: Evoè, Bacco, gridando che tu

solo sei degno
della ragazza: che per te prendeva i teneri tirsi, 390
celebrava te con la danza, che per te coltivava la

sacra chioma.
La fama vola, e lo stesso ardore spinge le madri
accese dalle furie a cercare nuovi strani

rifugi.
Abbandonarono le case, danno colli e chiome ai venti;
Alcune poi riempiono l'etere di ululati frementi 395

cinte di pelli portano lance di pampini.
Lei in mezzo infuriata tiene un pino ardente
e canta gli imenei della figlia

e di Turno
lanciando uno sguarbo di sanguee improvvisamente
in modo torvo grida: Ehi, madri latine, udite, dovunque

siate: 400
se un sentimento resta negli animi pii per l'infelice
Amata, se l'affanno del diritto materno vi

tormenta,
sciogliete le bende dei capelli, iniziate i riti con me.

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