Eneide, Libro 7, traduzione vv. 404-474 - Studentville

Eneide, Libro 7, traduzione vv. 404-474

talem inter silvas, inter deserta ferarum
reginam Allecto stimulis agit undique Bacchi. 405

Postquam visa satis primos acuisse furores
consiliumque omnemque domum vertisse Latini,
protinus hinc fuscis

tristis dea tollitur alis
audacis Rutuli ad muros, quam dicitur urbem
Acrisioneis Danae fundasse colonis 410

praecipiti delata Noto. locus Ardea quondam
dictus avis, et nunc magnum manet Ardea nomen,
sed fortuna fuit. tectis

hic Turnus in altis
iam mediam nigra carpebat nocte quietem.
Allecto torvam faciem et furialia membra 415
exuit, in

vultus sese transformat anilis
et frontem obscenam rugis arat, induit albos
cum vitta crinis, tum ramum innectit

olivae;
fit Calybe Iunonis anus templique sacerdos,
et iuveni ante oculos his se cum vocibus offert: 7.420

‘Turne, tot in cassum fusos patiere labores,
et tua Dardaniis transcribi sceptra colonis?
rex tibi coniugium et

quaesitas sanguine dotes
abnegat, externusque in regnum quaeritur heres.
i nunc, ingratis offer te, inrise, periclis;

425
Tyrrhenas, i, sterne acies, tege pace Latinos.
haec adeo tibi me, placida cum nocte iaceres,
ipsa palam fari

omnipotens Saturnia iussit.
quare age et armari pubem portisque moveri
laetus in arma para, et Phrygios qui flumine

pulchro 430
consedere duces pictasque exure carinas.
caelestum vis magna iubet. rex ipse Latinus,
ni dare coniugium

et dicto parere fatetur,
sentiat et tandem Turnum experiatur in armis.’
Hic iuvenis vatem inridens sic orsa vicissim

435
ore refert: ‘classis invectas Thybridis undam
non, ut rere, meas effugit nuntius auris;
ne tantos mihi finge

metus. nec regia Iuno
immemor est nostri.
sed te victa situ verique effeta senectus, 7.440
o mater, curis nequiquam

exercet, et arma
regum inter falsa vatem formidine ludit.
cura tibi divum effigies et templa tueri;
bella viri

pacemque gerent quis bella gerenda.’
Talibus Allecto dictis exarsit in iras. 445
at iuveni oranti subitus tremor

occupat artus,
deriguere oculi: tot Erinys sibilat hydris
tantaque se facies aperit; tum flammea torquens
lumina

cunctantem et quaerentem dicere plura
reppulit, et geminos erexit crinibus anguis, 450
verberaque insonuit rabidoque

haec addidit ore:
‘en ego victa situ, quam veri effeta senectus
arma inter regum falsa formidine ludit.
respice

ad haec: adsum dirarum ab sede sororum,
bella manu letumque gero.’ 455
sic effata facem iuveni coniecit et atro

lumine fumantis fixit sub pectore taedas.
olli somnum ingens rumpit pavor, ossaque et artus
perfundit toto

proruptus corpore sudor.
arma amens fremit, arma toro tectisque requirit; 7.460
saevit amor ferri et scelerata insania

belli,
ira super: magno veluti cum flamma sonore
virgea suggeritur costis undantis aeni
exsultantque aestu latices,

furit intus aquai
fumidus atque alte spumis exuberat amnis, 465
nec iam se capit unda, volat vapor ater ad auras.

ergo iter ad regem polluta pace Latinum
indicit primis iuvenum et iubet arma parari,
tutari Italiam, detrudere

finibus hostem;
se satis ambobus Teucrisque venire Latinisque. 470
haec ubi dicta dedit divosque in vota vocavit,

certatim sese Rutuli exhortantur in arma.
hunc decus egregium formae movet atque iuventae,
hunc atavi reges, hunc

claris dextera factis.

Versione tradotta

Tale tra le selve, tar i deserti

delle fiere Alletto spinge
la regina dovunque con gli stimoli di Bacco. 405
Dopo che parve alla dea d'aver abbastanza

istigato i primi
furori e di aver sconvolto il piano e tutta la casa di Latino,
presto di qui, la trista, si alza con le

fosche ali
fino alle mura dell'audace Rutulo, si dice che tale città
la fondò Danae con i coloni acrisei, portata 410

dal veloce Noto. Il luogo un tempo fudetto Ardea
dagli avi, ed ora rimane il grande nome di Ardea,
ma lo splendore

fu. Qui Turno negli alti palazzi
ormai nella nera notte godeva la piena quiete.
Alletto svestì il torvo aspetto e le

membra da furia 415,
se trasforma in sembianze di vecchia
ed ara la fronte funesta, indossò bianchi capelli
con bende,

poi intreccia un ramo d'olivo;
diventa Calibe, vecchia sacerdotessa del tempio di Giunone,
e si presenta al giovane

davanti agli occhi con queste frasi:
"Turno, permettera che tante fatiche sian profuse in vano,
ed i tuoi scettri siano

lasciati a coloni Dardani?
Il re ti rifiuta il matrimonio e le doti cieste col sangue,
per il regno si cerca un

lontanissimo erede.
Va' ora, opponiti agli ingrati pericoli, o deriso, 425
va', abbatti le schiere tirrene,

proteggi di pace i Latini.
A tal punto la stessa l'onnipotente saturnia ordinò, mentre
giacevi nella placida notte,

che io ate parlassi chiaramente.
Perciò su e lieto procura che la gioventù si armi e si muova
dai porti alle armi e

brucia i capi frigi, che si son fermati 430
al bel fiume, e (brucia) le carene dipinte.
La grande forza dei celesti lo

ordina. Lo stesso re Latino,
se non dichiara di concedere le nozze ed obbedire alla parola,
capisca e finalmente

esperimenti Turno in armi."
Ma il govane deridendo l'indovina così di rimando risponde 435
con la frase : "La notizia

d'una flocca arrrivata all'onda de
Tevere, non sfugge alle mie orecchie, come pensi;
Non mi creare s' grandi

paure. Neppure la regale Giunone
è dimentica di noi.
Ma una vecchiaia vinta dalla ruggine ed incapace del vero, 440
o

madre, invano ti tormenta di affanni ed inganna
la profetessa nellla paura tra armi di re.
Tuo affanno (sia) curare le

immagini ed i templi degli dei.
Gli uomini faranno guerre e pace, loro devon fare le guerre."
A tali parole Alletto arde

di ira. 445
Ma improvviso tremore occupa le membra al giovane che parla
si sbarrarono gli occhi: l'Erinni sibila con

tante idri
sì grande aspetto si mostra; allora lanciando lucci di fiamma
lo bloccò mentre esitava e cercava di dire

di più e drizzò sulle chiome due serpi, 450
le schioccò come fruste e con rabbiosa bocca aggiunse questo:
"Eccomi,

quella che una vecchiaia vinta dalla ruggine,
incapace del vero inganna nellla paura tra armi di re.
Guarda a questo: mi

presento dalle sede delle crudeli sorelle,
con la mano porto guerre e morte." 455
Cosi dicendo gettò un tizzone al

giovane e conficcò
con nero bagliore fiaccole fumanti sotto il cuore.
Un'immensa paura gli rompe il sonno, un sudore

sgorgato
da tutto il corpo pervade le ossa e le membra.
Pazzo chiede armi, ricerca armi nel letto e nella casa; 460

l'amore del ferro furoreggia e la scellerata pazzia di guerra,
l'ira in più: come quando con grande strepito la

fiamma
di rami è gettata sotto i fianchi caldaie di traboccante caldaia
i liquidi ribollono per il calore, dentro

s'infuria il torrente
fumoso di acqua e in altro trabocca di spume, 465
né più l'onda si tiene, e nero vapore vola

nell'aria.
Dunque ordina ai primi dei giovani una marcia, insozzata la pace,
contro il re Latino e comanda di

preparare le armi,
di difendere l'Italia, di cacciare il nemico dai confini;
lui arriva a sufficienza per entrambi e

Teucri e Latini. 470
Come diede questi ordini ed invocò in aiuto gli dei,
a gara i Rutuli si esortano alle

armi.
Questo lo muove una illustre fama di gloria e di giovinezza,
quest'altro antenati re, questo una destra di

famose imprese.

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