Nec minus interea extremam Saturnia
bello 7.572
imponit regina manum. ruit omnis in urbem
pastorum ex acie numerus, caesosque reportant
Almonem puerum
foedatique ora Galaesi, 575
implorantque deos obtestanturque Latinum.
Turnus adest medioque in crimine caedis et igni
terrorem ingeminat: Teucros in regna vocari,
stirpem admisceri Phrygiam, se limine pelli.
tum quorum attonitae
Baccho nemora avia matres 7.580
insultant thiasis (neque enim leve nomen Amatae )
undique collecti coeunt Martemque
fatigant.
ilicet infandum cuncti contra omina bellum,
contra fata deum perverso numine poscunt.
certatim regis
circumstant tecta Latini; 585
ille velut pelago rupes immota resistit,
ut pelagi rupes magno veniente fragore,
quae
sese multis circum latrantibus undis
mole tenet; scopuli nequiquam et spumea circum
saxa fremunt laterique inlisa
refunditur alga. 590
verum ubi nulla datur caecum exsuperare potestas
consilium, et saevae nutu Iunonis eunt res,
multa deos aurasque pater testatus inanis
‘frangimur heu fatis’ inquit ‘ferimurque procella.
ipsi has
sacrilego pendetis sanguine poenas, 595
o miseri. te, Turne, nefas, te triste manebit
supplicium, votisque deos
venerabere seris.
nam mihi parta quies, omnisque in limine portus
funere felici spolior.’ nec plura locutus
saepsit se tectis rerumque reliquit habenas.
Versione tradotta
Nondimeno intanto la regina Saturnia impone
l'ultima mano alla guerra. Dalla battaglia tutta la schiera
di
pastori irrompe in città, riportano il giovane
Almone ed il volto di Galeso imbrattato, 575
implorano gli dei e
supplicano Latino.
Turno è presente e nel mezzo dell'accusa di strage e nel fuoco
raddoppia il terrore: che si
chiamani i Teucri al potere,
che ci si mescola alla stirpe frigia, che lui è cacciato di casa.
Allora quelli, le cui
madri attirate da Bacco danzano coi tiasi 580
negli impervi boschi (e non è piccolo il nome di Amata)
da ogni parte
radunati s'uniscono ed invocano Marte.
Subito tutti contro gli auspici chiedono la guerra nefanda,
contro i fati degli
dei con perversa volontà.
A gara assediano i palazzi del re Latino; 585
egli resiste come una rupe immobile nel
mare,
come una rupe di mare quando giunge un grande uragano,
che si tiene alla sua mole mentre attorno latrano
molte
onde; invano gli scogli attorno e le rocce spumose
fremono e l'alga sbattuta si spande sul fianco. 590
Ma
quando non è data nessuna possibilità di vincere
il cieco progetto, e le cose vanno al cenno della crudele
Giunone,
invocati molto gli dei ed il cielo vuoto
"Ahimè, disse, siamo spezzati dai fati e colpito dalla tempesta.
Voi
stessi pagherete il fio per il sangue sacrilego, 595
o miseri. Te, Turno, terribile ( a dirsi), te un triste supplizio
attenderà, onorerai gli dei con voti tardi.
Mi è partorita la pace, alla sogli del porto finale
mi spoglio di morte
felice." Né parlando di più
si sbarrò nel palazzo e lasciò le redini delle cose.
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