Eneide, Libro 7, traduzione vv. 572-600 - Studentville

Eneide, Libro 7, traduzione vv. 572-600

Nec minus interea extremam Saturnia

bello 7.572
imponit regina manum. ruit omnis in urbem
pastorum ex acie numerus, caesosque reportant
Almonem puerum

foedatique ora Galaesi, 575
implorantque deos obtestanturque Latinum.
Turnus adest medioque in crimine caedis et igni

terrorem ingeminat: Teucros in regna vocari,
stirpem admisceri Phrygiam, se limine pelli.
tum quorum attonitae

Baccho nemora avia matres 7.580
insultant thiasis (neque enim leve nomen Amatae )
undique collecti coeunt Martemque

fatigant.
ilicet infandum cuncti contra omina bellum,
contra fata deum perverso numine poscunt.
certatim regis

circumstant tecta Latini; 585
ille velut pelago rupes immota resistit,
ut pelagi rupes magno veniente fragore,
quae

sese multis circum latrantibus undis
mole tenet; scopuli nequiquam et spumea circum
saxa fremunt laterique inlisa

refunditur alga. 590
verum ubi nulla datur caecum exsuperare potestas
consilium, et saevae nutu Iunonis eunt res,

multa deos aurasque pater testatus inanis
‘frangimur heu fatis’ inquit ‘ferimurque procella.
ipsi has

sacrilego pendetis sanguine poenas, 595
o miseri. te, Turne, nefas, te triste manebit
supplicium, votisque deos

venerabere seris.
nam mihi parta quies, omnisque in limine portus
funere felici spolior.’ nec plura locutus

saepsit se tectis rerumque reliquit habenas.

Versione tradotta

Nondimeno intanto la regina Saturnia impone
l'ultima mano alla guerra. Dalla battaglia tutta la schiera
di

pastori irrompe in città, riportano il giovane
Almone ed il volto di Galeso imbrattato, 575
implorano gli dei e

supplicano Latino.
Turno è presente e nel mezzo dell'accusa di strage e nel fuoco
raddoppia il terrore: che si

chiamani i Teucri al potere,
che ci si mescola alla stirpe frigia, che lui è cacciato di casa.
Allora quelli, le cui

madri attirate da Bacco danzano coi tiasi 580
negli impervi boschi (e non è piccolo il nome di Amata)
da ogni parte

radunati s'uniscono ed invocano Marte.
Subito tutti contro gli auspici chiedono la guerra nefanda,
contro i fati degli

dei con perversa volontà.
A gara assediano i palazzi del re Latino; 585
egli resiste come una rupe immobile nel

mare,
come una rupe di mare quando giunge un grande uragano,
che si tiene alla sua mole mentre attorno latrano

molte
onde; invano gli scogli attorno e le rocce spumose
fremono e l'alga sbattuta si spande sul fianco. 590
Ma

quando non è data nessuna possibilità di vincere
il cieco progetto, e le cose vanno al cenno della crudele

Giunone,
invocati molto gli dei ed il cielo vuoto
"Ahimè, disse, siamo spezzati dai fati e colpito dalla tempesta.
Voi

stessi pagherete il fio per il sangue sacrilego, 595
o miseri. Te, Turno, terribile ( a dirsi), te un triste supplizio

attenderà, onorerai gli dei con voti tardi.
Mi è partorita la pace, alla sogli del porto finale
mi spoglio di morte

felice." Né parlando di più
si sbarrò nel palazzo e lasciò le redini delle cose.

  • Letteratura Latina
  • Libro 7
  • Virgilio

Ti potrebbe interessare

Link copiato negli appunti