Eneide, Libro 8, traduzione vv.280-305 - Studentville

Eneide, Libro 8, traduzione vv.280-305

Devexo interea propior fit Vesper Olympo. 8.280
iamque sacerdotes primusque Potitius ibant
pellibus in morem

cincti, flammasque ferebant.
instaurant epulas et mensae grata secundae
dona ferunt cumulantque oneratis lancibus aras.

tum Salii ad cantus incensa altaria circum 285
populeis adsunt evincti tempora ramis,
hic iuvenum chorus, ille

senum, qui carmine laudes
Herculeas et facta ferunt: ut prima novercae
monstra manu geminosque premens eliserit anguis,

ut bello egregias idem disiecerit urbes, 290
Troiamque Oechaliamque, ut duros mille labores
rege sub Eurystheo fatis

Iunonis iniquae
pertulerit. ‘tu nubigenas, invicte, bimembris
Hylaeumque Pholumque manu, tu Cresia mactas

prodigia et vastum Nemeae sub rupe leonem. 295
te Stygii tremuere lacus, te ianitor Orci
ossa super recubans antro

semesa cruento;
nec te ullae facies, non terruit ipse Typhoeus
arduus arma tenens; non te rationis egentem
Lernaeus

turba capitum circumstetit anguis. 8.300
salve, vera Iovis proles, decus addite divis,
et nos et tua dexter adi pede

sacra secundo.’
talia carminibus celebrant; super omnia Caci
speluncam adiciunt spirantemque ignibus ipsum.

consonat omne nemus strepitu collesque resultant. 305

Versione tradotta

Partito intanto l'Olimpo, Vespero si fa più vicino.

280
Ormai i sacerdoti e per primo Potizio procedevano
cinti di pelli secondo tradizione, e portavano

fiaccole.
Preparano banchetti e portano i graditi doni
della seconda mensa e ricoprono gli altari di piatti

ricolmi.
Allora si presentano i Salii cinte le tempia di rami 285
di pioppo per i canti attorno agli altari

accesi,
questo il coro dei giovani, quello degli anziani, che col canto
ricordano le lodi di Ercole e le azioni: come

stringendo
due serpi li strozzò con la mano, primi mostri della matrigna,
come in guerra lui stesso distrusse famose

città, 290
Troia ed Ecalia, come patì milla dure fatiche
sotto il re Euristeo per i fati della ingiusta Giunone.
" Tu,

invincibile, i nubigeni bimembri
Ileo e Folo immoli con la mano, tu (ancora) i mostri
cretesi e sotto la rupe il

gigantesco leone di Nemea. 295
Per te tremarono i laghi stigi, per te (pure) il portinaio dell'Orco
sdraiato

nell'antro cruento sopra le ossa rosicchiate;
te nessun mostro, lo stesso gigantesco Tifeo,
tenendo le armi , non ti

atterrì; non circondò te privo
di piani il serpente lerneo con la folla di teste. 300
Salve, vera prole di Giove,

aggiunto onore agli dei,
propizio con piede benigno visita noi ed i tui riti."
Così celebrano coi canti; oltre a tutto

aggiungono
la spelonca di Caco, lui che esalava (di) fuochi.
Risuona di strepito tutto il bosco ed i colli sussultano.

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