Eneide, Libro 8, traduzione vv.31-85 - Studentville

Eneide, Libro 8, traduzione vv.31-85

huic deus ipse loci fluvio Tiberinus amoeno

8.31
populeas inter senior se attollere frondes
visus eum tenuis glauco velabat amictu
carbasus, et crinis umbrosa

tegebat harundo,
tum sic adfari et curas his demere dictis: 35
‘O sate gente deum, Troianam ex hostibus urbem
qui

revehis nobis aeternaque Pergama servas,
exspectate solo Laurenti arvisque Latinis,
hic tibi certa domus, certi ne

absiste penates.
neu belli terrere minis; tumor omnis et irae 8.40
concessere deum.
iamque tibi, ne vana putes haec

fingere somnum,
litoreis ingens inventa sub ilicibus sus
triginta capitum fetus enixa iacebit,
alba solo recubans,

albi circum ubera nati. 45
[hic locus urbis erit, requies ea certa laborum,]
ex quo ter denis urbem redeuntibus annis

Ascanius clari condet cognominis Albam.
haud incerta cano. nunc qua ratione quod instat
expedias victor, paucis

adverte docebo. 50
Arcades his oris, genus a Pallante profectum,
qui regem Evandrum comites, qui signa secuti,

delegere locum et posuere in montibus urbem
Pallantis proavi de nomine Pallanteum. spondaico
hi bellum adsidue

ducunt cum gente Latina; 55
hos castris adhibe socios et foedera iunge.
ipse ego te ripis et recto flumine ducam,

adversum remis superes subvectus ut amnem.
surge age, nate dea, primisque cadentibus astris
Iunoni fer rite preces,

iramque minasque 8.60
supplicibus supera votis. mihi victor honorem
persolves. ego sum pleno quem flumine cernis

stringentem ripas et pinguia culta secantem,
caeruleus Thybris, caelo gratissimus amnis.
hic mihi magna domus,

celsis caput urbibus exit.’ 65
Dixit, deinde lacu fluvius se condidit alto
ima petens; nox Aenean somnusque reliquit.

surgit et aetherii spectans orientia solis
lumina rite cavis undam de flumine palmis
sustinet ac talis effundit ad

aethera voces: 70
‘Nymphae, Laurentes Nymphae, genus amnibus unde est,
tuque, o Thybri tuo genitor cum flumine

sancto,
accipite Aenean et tandem arcete periclis.
quo te cumque lacus miserantem incommoda nostra
fonte tenent,

quocumque solo pulcherrimus exis, 75
semper honore meo, semper celebrabere donis
corniger Hesperidum fluvius regnator

aquarum.
adsis o tantum et propius tua numina firmes.’
sic memorat, geminasque legit de classe biremis

remigioque aptat, socios simul instruit armis. 8.80
Ecce autem subitum atque oculis mirabile monstrum,
candida per

silvam cum fetu concolor albo
procubuit viridique in litore conspicitur sus;
quam pius Aeneas tibi enim, tibi, maxima

Iuno,
mactat sacra ferens et cum grege sistit ad aram. 85

Versione tradotta

A lui lo stesso dio del luogo, il Tevere dal bel corso,

sembrò alzarsi in mezzo ai rami di pioppo
e lo velava di azzurro mantello il sottile lino
e la canna ombrosa (ne)

copriva i capelli,
così parlava e con queste parole toglieva gli affanni: 35
"O nato da stirpe di dei, che ci riporti

dai nemici la città
troiana e conservi eterna Pergamo,
atteso dal suolo di Laurento e dai campi latini,
tu qui hai

sicura la casa, sicuri, non scoraggiarti, i penati.
Non atterrirti alle minacce di guerra; tutto il rancore e le ire 40

degli dei cessarono.
Ormai per te, non credere che il sonno crei questi fantasmi,
trovata sotto le elci litoranee

un'enorme scrofa
giacerà, dopo aver partorito trenta piccoli,
bianca, sdraiata al suolo, i piccoli attorno ai

capezzoli, bianchi. 45
[questo sarà il posto della città, quella la sicura quiete delle fatiche,]
Da questo, ritornando

tre volte dieci anni, Ascanio
fonderà la città dal nome famoso: Alba.
Non canto incertezze. Ora con che piano tu riesca

vincitore
su quanto incombe, ascolta, spiegherò in breve. 50
In questi lidi gli Arcadi, stirpe originata da Pallante,

che come compagni il re Evandro, che neguirono le insegne,
scelsero il luogo e posero sui monti la città
Pallanteo

dal nome del proavo Pallante.
Questi continuamente muovon guerra col popolo latino; 55
costoro aggiungili come soci agli

accampamenti e stringi alleanze.
Io stesso ti guiderò tra le rive ed il giusto corso,
perché sospinto tu superi coi remi

la corrrente contraria.
Su alzati, figlio di dea e mentre cadono i primi astri,
offri a Giunone preghiere ritualmente,

vinci con voti 60
supplici ira e minacce. Da vincitore mi renderai
onore. Io sono quello che vedi stringer le rive
con

piena corrente e tagliare le ricche coltivazioni,
l'azzurro Tevere, fiume graditissimo al cielo.
Qui ho la mia grande

dimora, tra eccelse città esce la fonte." 65
Disse poi il fiume si nascose nel profondo letto
volgendosi ai fondali; la

notte ed il sonno lasciò Enea.
Si alza guardando le luci nascenti del sole etereo
ritualmente alza dal fiume l'onda

con le cave palme
ed effonde al cielo tali parole: 70
"Ninfe, ninfe di Laurento, donde i fiumi hanno origine,
e tu, o

Tevere padre col tuo santo corso,
accogliete Enea ed allontanatelo finalmente dai pericoli.
Con qualunque fonte i laghi

trattengano te che commiseri
i nostri mali, da qualunque suolo tu esca bellissimo, 75
sempre sarai onorato col mio onore,

sempre con doni
come fiume cornigero sovrano delle acque esperidi.
Oh assistimi solo e più da vicino conferma la tua

protezione."
Così parla e sceglie dalla flotta due biremi
e le fornisce di remeggio, insieme equipaggia i compagni di

armi. 80
Eco dunque un prodigio impovviso e meraviglioso per gli occhi,
una candida scrofa e dello stesso colore del

bianco parto
si sdraiò nella selva e si vede sul verde lido;
orbene il pio Enea a te, Giunone massima, a te offrendo un

sacrificio
la immola e con la prole la dispone presso l'altare. 85

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