Eneide, Libro 8, traduzione vv.406-453 - Studentville

Eneide, Libro 8, traduzione vv.406-453

Inde

ubi prima quies medio iam noctis abactae 8.407
curriculo expulerat somnum, cum femina primum,
cui tolerare colo vitam

tenuique Minerva
impositum, cinerem et sopitos suscitat ignis 410
noctem addens operi, famulasque ad lumina longo

exercet penso, castum ut servare cubile
coniugis et possit parvos educere natos:
haud secus ignipotens nec tempore

segnior illo
mollibus e stratis opera ad fabrilia surgit. 415
insula Sicanium iuxta latus Aeoliamque
erigitur

Liparen fumantibus ardua saxis,
quam subter specus et Cyclopum exesa caminis
antra Aetnaea tonant, validique incudibus

ictus
auditi referunt gemitus, striduntque cavernis 8.420
stricturae Chalybum et fornacibus ignis anhelat,
Volcani

domus et Volcania nomine tellus.
hoc tunc ignipotens caelo descendit ab alto.
ferrum exercebant vasto Cyclopes in

antro,
Brontesque Steropesque et nudus membra Pyragmon.425
his informatum manibus iam parte polita
fulmen erat,

toto genitor quae plurima caelo
deicit in terras, pars imperfecta manebat.
tris imbris torti radios, tris nubis aquosae

addiderant, rutuli tris ignis et alitis Austri. 430
fulgores nunc terrificos sonitumque metumque
miscebant operi

flammisque sequacibus iras.
parte alia Marti currumque rotasque volucris
instabant, quibus ille viros, quibus excitat

urbes;
aegidaque horriferam, turbatae Palladis arma, 435
certatim squamis serpentum auroque polibant
conexosque

anguis ipsamque in pectore divae
Gorgona desecto vertentem lumina collo.
‘tollite cuncta’ inquit ‘coeptosque

auferte labores,
Aetnaei Cyclopes, et huc advertite mentem: 8.440
arma acri facienda viro. nunc viribus usus,
nunc

manibus rapidis, omni nunc arte magistra.
praecipitate moras.’ nec plura effatus, at illi
ocius incubuere omnes

pariterque laborem
sortiti. fluit aes rivis aurique metallum 445
vulnificusque chalybs vasta fornace liquescit.

ingentem clipeum informant, unum omnia contra
tela Latinorum, septenosque orbibus orbis
impediunt. alii ventosis

follibus auras
accipiunt redduntque, alii stridentia tingunt 450
aera lacu; gemit impositis incudibus antrum;
illi

inter sese multa vi bracchia tollunt
in numerum, versantque tenaci forcipe massam.

Versione tradotta

Quindi quando ormai nel mezzo del corso della notte
trascorsa, la prima quiete aveva cacciato il sonno,

appena che
la donna cui fu imposto di sopportare con la conocchia e la sottile
Minerva, suscita le ceneri ed i guochi

sopiti 410
aggiungendo la notte alla fatica e con lungo compito alle lucerne
affatica le ancelle, perché possa conservare

casto il letto
del coniuge ed allevare i figli piccoli:
no diversamente il potente del fuoco né più tardo di quel

tempo
sorge dai molli giacigli per i lavori di fabbro. 415
Un'isola presso il lido sicanio e la Lipari

eolia
s'innalza alta con fumanti rocce,
ma sotto di essa una spelonca e gli Antri etnei corrosi
dalle officine dei

Ciclopi rimbombano, i forti colpi
uditi sulle incudini danno gemiti, stridono nelle caverne 420
le colate dei Calibi ed

il fuoco nelle fornaci ansima,
(è) la casa di Vulcano ela terra di nome Vulcania.
Qui allora il potente col fuoco discese

dall'alto cielo.
I Ciclopi nel vasto antro lavoravano il ferro,
Bronte, Sterope e nudo nelle memdra Piragmone. 425

Queste mani avevano un fulmine plasmato già con una parte
levigata, quelli che numerosissimi il genitore da tutto il

cielo
scaglia sulle terre, parte restava imperfetta.
Avevano aggiunto tre raggi di pioggia arricciata, tre di

nube
acquosa, tre di rosso fuoco e di Austro alato. 430
Adesso mescolavano all'opera folgori terrificanti e rimbombo

e paurae le ire con le fiamme incalzanti.
In altra parte attendevano al carro per Marte ed alle ruote
volanti, con

cui egli eccita gli uomini e le città;
e rifinivano a gara le armi di Pallade adirata, la terrificante 435
egida, in oro

con squame di serpenti,
le serpi intrecciate e sul petto della dea la stessa
Gorgone che gira gli occhi sul collo

mozzato.
"Togliete tutto, disse, mettete via le opere iniziate,
Ciclopi etnei, e qui fate attenzione: 440
occorre fare

armi per un forte eroe. Adesso uso di forze,
(c'è bisogno) adesso di mani rapide, di ogni arte maestra adesso.
Buttate

via le incertezze." Disse non di più, ma quelli
tutti si gettarono più alacremente e divisi gli incarichi
ugualmente. A

ruscelli scorre il bronzo ed il metallo dell'oro 445
il micidiale acciaio fonde nella vasta fornace.
Formano un

gigantesco scudo, unico contro tutte
le lance dei Latini, alle piastre saldano sette piastre.
Altri con mantici ventosi

prendono e danno
aria, altri bagnano in un lago i bronzi 450
che stridono; l'antro geme per le incudini

impegnate;
essi alternativamente alzano le molte braccia
a ritmo, voltano la massa con tenaglia potente.

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