Eneide, Libro 8, traduzione vv.520-553 - Studentville

Eneide, Libro 8, traduzione vv.520-553

Vix ea fatus erat, defixique ora tenebant 8.520

Aeneas Anchisiades et fidus Achates,
multaque dura suo tristi cum corde putabant,
ni signum caelo Cytherea dedisset

aperto.
namque improviso vibratus ab aethere fulgor
cum sonitu venit et ruere omnia visa repente, 525
Tyrrhenusque

tubae mugire per aethera clangor.
suspiciunt, iterum atque iterum fragor increpat ingens.
arma inter nubem caeli in

regione serena
per sudum rutilare vident et pulsa tonare.
obstipuere animis alii, sed Troius heros 530
agnovit

sonitum et divae promissa parentis.
tum memorat: ‘ne vero, hospes, ne quaere profecto
quem casum portenta ferant:

ego poscor Olympo.
hoc signum cecinit missuram diva creatrix,
si bellum ingrueret, Volcaniaque arma per auras 535

laturam auxilio.
heu quantae miseris caedes Laurentibus instant.
quas poenas mihi, Turne, dabis. quam multa sub

undas
scuta virum galeasque et fortia corpora volves,
Thybri pater. poscant acies et foedera rumpant.’ 8.540
Haec

ubi dicta dedit, solio se tollit ab alto
et primum Herculeis sopitas ignibus aras
excitat, hesternumque larem parvosque

penatis
laetus adit; mactat lectas de more bidentis
Evandrus pariter, pariter Troiana iuventus. 545
post hinc ad

navis graditur sociosque revisit,
quorum de numero qui sese in bella sequantur
praestantis virtute legit; pars cetera

prona
fertur aqua segnisque secundo defluit amni,
nuntia ventura Ascanio rerumque patrisque. 550
dantur equi Teucris

Tyrrhena petentibus arva;
ducunt exsortem Aeneae, quem fulva leonis
pellis obit totum praefulgens unguibus aureis.

Versione tradotta

Aveva appena detto così ed Enea anchisiade 520
ed il fedele Acate tenevano

fissi i volti,
e pensavano nel loro triste cuore molte avversità,
se dal cielo aperto Citerea non avesse dato un

segno.
Una folgore vibrata dall'etere improvviso
giunse con fragore e tutto sembrò cadere subito, 525
ed lo squillo

tirreno di tromba muggire nell'aria.
Guardano in alto, di nuovo ed ancora un immenso fragore
rimbomba. Vedono in una

nube nella regione limpida del cielo
delle armi brillare nel sereno e colpite tuonare.
Gli altri stupirono in cuore, ma

l'eroe troiano 530
riconobbe il suono e le promesse della divina madre.
Allora ricorda: " Davero, ospite, non chiedere

subito
quale caso annuncino i prodigi: io son chiamato dall'Olimpo.
La madre divina profetò che avrebbe mandato questo

segno,
se piombasse la guerra, ed avrebbe portato armi vulcanie 535
in aiuto nel cielo.
Ahimè quante stragi sovrastano

i miseri Laurenti.
Quale fio, Turno, mi pagherai. Quanti scudi di eroi,
elmi e corpi potenti volgerai sotto le

onde,
padre Tevere.Chiedano schiere, rompano i patti." 540
Come espresse queste parole, si alza dall'alto solio
e

prima ravviva coi fuochi erculei gli altari
sopiti, e lieto venera il lare straniero ed i piccoli
penati; parimenti

Evandro immola ritualmente
due pecore, parimenti la gioventù troiana. 545
Poi di qui passa alle navi e rivede i

compagni,
dal cui numero sceglie quelli di superiore valore
che lo seguano alle guerre; la parte restante è

portata
dall'acqua in giù e lenta defluisce sul fiume favorevole,
per giungere messaggera ad Ascanio dei fatti e del

padre. 550
Si danno cavalli ai Teucri che si dirigono ai campi tirreni;
per Enea ne conducono uno fuori sorteggio, che

una rossa pelle
di leone copre splendente con le unghie dorate.

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