Eneide, Libro 8, traduzione vv.86-101 - Studentville

Eneide, Libro 8, traduzione vv.86-101

Thybris ea fluvium, quam longa

est, nocte tumentem 8.86
leniit, et tacita refluens ita substitit unda,
mitis ut in morem stagni placidaeque paludis

sterneret aequor aquis, remo ut luctamen abesset.
ergo iter inceptum celerant rumore secundo: 8.90
labitur uncta

vadis abies; mirantur et undae,
miratur nemus insuetum fulgentia longe
scuta virum fluvio pictasque innare carinas.

olli remigio noctemque diemque fatigant
et longos superant flexus, variisque teguntur 95
arboribus, viridisque

secant placido aequore silvas.
sol medium caeli conscenderat igneus orbem
cum muros arcemque procul ac rara domorum

tecta vident, quae nunc Romana potentia caelo
aequavit, tum res inopes Evandrus habebat. 8.100
ocius advertunt

proras urbique propinquant.

Versione tradotta

Quella notte, per quanto è lunga, calmò la gonfia corrente
e rifluendo l'onda tacita così si

arrestò,
che stese la superficie alle acque a guisa di mite stagno
e di placida palude, che mancasse al remo il

contrasto.
Quindi accelerano la rotta iniziata con lieto rumore: 90
l'unto abete scorre sui guadi; si meraviglian le

onde,
si meraviglia il bosconon abituato che nella corrente
navighino scudi brillanti da lontano, e carene

dipinte.
Quelli faticano di remeggio giorno e notte
superano i lunghi mendri, sono protetti da vari 95
alberi, e

solcano sulla placida superficie verdi selve.
Il sole infuocato aveva scalato metà giro del cielo
quando vedono da

lontano le mura e la rocca e sparsi
i tetti delle case, che ora la potenza romana ha eguagliato
al cielo, allora Evandro

aveva povere cose. 100
Più rapidamente voltan le prore e s'avvicinano alla città.

  • Letteratura Latina
  • Libro 8
  • Virgilio

Ti potrebbe interessare

Link copiato negli appunti