Eneide, Libro 9, traduzione vv. 1-32 - Studentville

Eneide, Libro 9, traduzione vv. 1-32

Atque ea diversa

penitus dum parte geruntur,
Irim de caelo misit Saturnia Iuno
audacem ad Turnum. luco tum forte parentis
Pilumni

Turnus sacrata valle sedebat.
ad quem sic roseo Thaumantias ore locuta est: 5
‘Turne, quod optanti divum promittere

nemo
auderet, volvenda dies en attulit ultro.
Aeneas urbe et sociis et classe relicta
sceptra Palatini sedemque

petit Evandri.
nec satis: extremas Corythi penetravit ad urbes 10
Lydorumque manum, collectos armat agrestis.
quid

dubitas? nunc tempus equos, nunc poscere currus.
rumpe moras omnis et turbata arripe castra.’
dixit, et in caelum

paribus se sustulit alis
ingentemque fuga secuit sub nubibus arcum. 15
agnovit iuvenis duplicisque ad sidera palmas

sustulit ac tali fugientem est voce secutus:
‘Iri, decus caeli, quis te mihi nubibus actam
detulit in terras?

unde haec tam clara repente
tempestas? medium video discedere caelum 9.20
palantisque polo stellas. sequor omina tanta,

quisquis in arma vocas.’ et sic effatus ad undam
processit summoque hausit de gurgite lymphas
multa deos orans,

oneravitque aethera votis.
Iamque omnis campis exercitus ibat apertis 25
dives equum, dives pictai vestis et auri;

Messapus primas acies, postrema coercent
Tyrrhidae iuvenes, medio dux agmine Turnus:
[vertitur arma tenens et toto

vertice supra est]
ceu septem surgens sedatis amnibus altus 30
per tacitum Ganges aut pingui flumine Nilus
cum

refluit campis et iam se condidit alveo.

Versione tradotta

Ma mentre queste cose accadono in una parte totalmente

diversa,
la saturnia Giunone mandò dal cielo Iride
all'audace Turno. Casualmente allora Turno sedeva nel

bosco
nella valle consacrata del padre Pilumno.
Ed a lui così la Taumanzia si rivolse con la rosea bocca: 5
"Turno,

quello che nessuno degli dei oserebbe promettere
a chi lo desidera, ecco il giorno da passare lo offrì

spontaneamente.
Enea, lasciata la città, i compagni e la flotta,
si dirige ai scettri del Palatino ed alla sede di

Evandro.
E non basta: penetrò nelle estreme città di Corito 10
ed arma un manipolo di Lidi, contadini raccolti.
Perché

esiti? Ora (è) tempo di cercare cavalli, ora i cocchi.
Rompi tutti gli indugi ed assalta gli accampamenti

turbati."
Disse, e si alzò ad ali congiunte in cielo
e nella fuga tagliò un gigantesco arco sotto le nubi. 15
(La)

riconobbe il giovane e levò entrambe le palme
alle stelle ed inseguì la fuggente con tale frase:
"Iride, splendore del

cielo, chi a me ti spinse inviata
dalle nubi nelle terre? Donde questa occasione così splendida
improvvisamente? Vedo

aprirsi il mezzo del cielo 20
e le stelle vaganti nel polo. Seguo sì grandi auguri,
chiunque (tu sia che) chiami alle

armi." Così espressosi
s'avvicinò all'onda e bevve le acque sulla cima del gorgo
molto pregando gli dei, e riempì

il cielo di voti.
E già tutto l'esercito marciava nella piane aperte 25
ricco di cavalli, ricco di vestiario dipinto e

d'oro;
Mssapo le prime schiere, i giovani tirridi guidano
la retroguardia, a capo a metà dell'esercito, Turno:

[si volge tenendo le armi ed è sopra con tutta la testa]
come il Gange sorgendo alto, sedati i sette corsi 30
nella

quiete o il Nilo con ricco afflusso
quando rifluisce dalle piane e si è nascosto nell'alveo.

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