Eneide, Libro 9, traduzione vv. 126-175 - Studentville

Eneide, Libro 9, traduzione vv. 126-175

at non audaci Turno fiducia cessit; 9.126
ultro animos tollit dictis atque increpat

ultro:
‘Troianos haec monstra petunt, his Iuppiter ipse
auxilium solitum eripuit: non tela neque ignis

exspectant Rutulos. ergo maria invia Teucris, 130
nec spes ulla fugae: rerum pars altera adempta est,
terra autem in

nostris manibus, tot milia gentes
arma ferunt Italae. nil me fatalia terrent,
si qua Phryges prae se iactant, responsa

deorum;
sat fatis Venerique datum, tetigere quod arva 135
fertilis Ausoniae Troes. sunt et mea contra
fata mihi,

ferro sceleratam exscindere gentem
coniuge praerepta; nec solos tangit Atridas
iste dolor, solisque licet capere arma

Mycenis.
“sed periisse semel satis est”: peccare fuisset 9.140
ante satis, penitus modo non genus omne perosos

femineum. quibus haec medii fiducia valli
fossarumque morae, leti discrimina parva,
dant animos; at non viderunt

moenia Troiae
Neptuni fabricata manu considere in ignis? 145
sed vos, o lecti, ferro qui scindere vallum
apparat et

mecum invadit trepidantia castra?
non armis mihi Volcani, non mille carinis
est opus in Teucros. addant se protinus

omnes
Etrusci socios. tenebras et inertia furta 150
Palladii caesis late custodibus arcis
ne timeant, nec equi caeca

condemur in alvo:
luce palam certum est igni circumdare muros.
haud sibi cum Danais rem faxo et pube Pelasga
esse

ferant, decimum quos distulit Hector in annum.
nunc adeo, melior quoniam pars acta diei, 156
quod superest, laeti bene

gestis corpora rebus
procurate, viri, et pugnam sperate parari.’
interea vigilum excubiis obsidere portas
cura

datur Messapo et moenia cingere flammis. 160
bis septem Rutuli muros qui milite servent
delecti, ast illos centeni

quemque sequuntur
purpurei cristis iuvenes auroque corusci.
discurrunt variantque vices, fusique per herbam

indulgent vino et vertunt crateras aenos. 165
conlucent ignes, noctem custodia ducit
insomnem ludo.
Haec super e

vallo prospectant Troes et armis
alta tenent, nec non trepidi formidine portas
explorant pontisque et propugnacula

iungunt, 170
tela gerunt. instat Mnestheus acerque Serestus,
quos pater Aeneas, si quando adversa vocarent,
rectores

iuvenum et rerum dedit esse magistros.
omnis per muros legio sortita periclum
excubat exercetque vices, quod cuique

tuendum est. 175

Versione tradotta

Ma la fiducia non cessòper l'audace Turno;
di più sollevagli animi e con parole incita di più:
"Questi prodigi

riguardano i Troiani, ad essi lo stesso Giove
ha tolto il solito aiuto: armi e fuochi non aspettano
i Rutuli. Dunque mari

impraticabili per i Teucri, 130
e nessuna speranza di fuga: la seconda parte di forze fu tolta,
ma la terra nelle nostre

mani, tante genti itale, migliaia,
prendono le armi. Per nulla mi atterriscono i fatali
responsi degli dei, se alcuni i

Frigi ne vantano per sé;
abbastanza fu dato ai fati ed a Venere, perché i Troiani 135
han toccato i campi della fatale

Ausonia. Anch'io ho i mei
fati, distruggere col ferro una gente scellerata,
rapitami la sposa; e questo dolore non

tocca i soli
Atridi, ad alla sola Micene è lecito prendere le armi.
"Ma è sufficiente esser morti una volta": sarebbe

dovuto esser 140
sufficiente mancare prima, non solo odiando profondamente tutta
la razza femminile. Ad essi questa

fiducia del vallo di mezzo
egli ostacoli delle fosse, piccoli ripari di morte,
danno sicurezze; ma non han visto le mura

di Troia
costruite dalla mano di Nettuno crollare tra i fuochi? 145
Ma voi, o scelti, chi si prepara a tagliare il vallo

col ferro
e con me invade gli accampamenti trepidanti?
Per me non delle armi di Vulcano, non di mille carene
c'è

bisogno contro i Teucri. Si associno proprio tutti
gli Etrusci come alleati. Non temano le tenebre 150
ed i timidi furti

del Palladio, uccise attorno le guardie
della rocca, né ci nasconderemo nella cieca pancia d'un cavallo:
alla luce

apertamente è certo circondare le mura di fuoco.
Farò che sentano che la cosa non è con Danai e gioventù
pelasga, ed

Ettore li trattenne fino al decimo anno. 155
Ora dunque, poiché è passata la parte migliore del giorno,
per quel che

resta, lieti delle belle imprese curate
i corpi, eroi, e sperate si prepari la lotta."
Intanto con turni di guardie è

dato incarico a Messapo
di assediare le porte e gingere le mura di fiamme. 160
Sono scelti due volte sette Rutuli che con

una guarnigione
controllino i muri, ma li seguono ognuno in cento
giovani purpurei di creste e brillanti

d'oro.
Caracollano e cambiano i turni, e sdraiati nell'erba
si danno al vino e vuotano coppe di bronzo. 165

Rufulgono i fuochi, la guardia passa la notte
insonne nel gioco.
I Troiani dall'alto dal vallo osservano queste

cose e in armi
tengon gli spalti, e trepidi di terrore esplorano le porte
ed uniscono ponti e baluardi, 170
portano

armi. Sorvegliano Mnesteo ed il forte Seresto,
che il padre Enea, se mai le avversità lo richiedessero,
chiamò ad essere

capi dei giovani e guide delle cose.
Per tutti i muri una legione spartendosi il pericolo
veglia e fa i turni su quello

che ognuno deve difendere. 175

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