Eneide, Libro 9, traduzione vv. 590-637 - Studentville

Eneide, Libro 9, traduzione vv. 590-637

Tum primum bello celerem intendisse sagittam 9.590
dicitur ante feras solitus terrere fugacis

Ascanius, fortemque manu fudisse Numanum,
cui Remulo cognomen erat, Turnique minorem
germanam nuper thalamo

sociatus habebat.
is primam ante aciem digna atque indigna relatu 595
vociferans tumidusque novo praecordia regno

ibat et ingentem sese clamore ferebat:
‘non pudet obsidione iterum valloque teneri,
bis capti Phryges, et morti

praetendere muros?
en qui nostra sibi bello conubia poscunt. 9.600
quis deus Italiam, quae vos dementia adegit?
non

hic Atridae nec fandi fictor Ulixes:
durum a stirpe genus natos ad flumina primum
deferimus saevoque gelu duramus et

undis;
cenatu invigilant pueri silvasque fatigant, 605
flectere ludus equos et spicula tendere cornu.
at patiens

operum parcoque adsueta iuventus
aut rastris terram domat aut quatit oppida bello.
omne aevum ferro teritur, versaque

iuvencum
terga fatigamus hasta, nec tarda senectus 610
debilitat viris animi mutatque vigorem:
canitiem galea

premimus, semperque recentis
comportare iuvat praedas et vivere rapto.
vobis picta croco et fulgenti murice vestis,

desidiae cordi, iuvat indulgere choreis, 615
et tunicae manicas et habent redimicula mitrae.
o vere Phrygiae, neque

enim Phryges, ite per alta
Dindyma, ubi adsuetis biforem dat tibia cantum.
tympana vos buxusque vocat Berecyntia Matris

Idaeae; sinite arma viris et cedite ferro.’ 9.620
Talia iactantem dictis ac dira canentem
non tulit Ascanius,

nervoque obversus equino
contendit telum diversaque bracchia ducens
constitit, ante Iovem supplex per vota precatus:

‘Iuppiter omnipotens, audacibus adnue coeptis. 625
ipse tibi ad tua templa feram sollemnia dona,
et statuam ante

aras aurata fronte iuvencum
candentem pariterque caput cum matre ferentem,
iam cornu petat et pedibus qui spargat

harenam.’
audiit et caeli genitor de parte serena 630
intonuit laevum, sonat una fatifer arcus.
effugit horrendum

stridens adducta sagitta
perque caput Remuli venit et cava tempora ferro
traicit. ‘i, verbis virtutem inlude

superbis.
bis capti Phryges haec Rutulis responsa remittunt’: 635
hoc tantum Ascanius. Teucri clamore sequuntur

laetitiaque fremunt animosque ad sidera tollunt.

Versione tradotta

Si narra che allora per

la prima volta in guerra Ascanio, 590
solito prima ad atterrire le timide fiere, scagliò una veloce
freccia e rovesciò il

forte Numano, che si chiamava
anche Remolo, da poco unitosi in matrimonio
aveva la sorella minore di Turno.
Costui in

prima linea vociferando cose degne ed indegne 595
da riferire e gonfio nel petto per il nuovo regno
procedeva e si

rendeva gigantesco per il vociare:
"Non è vergognoso di nuovo in assedio esser protetti da un vallo,
Frigi catturati due

volte, metter muri davanti alla morte?
Ecco quelli che si cercano con la guerra i nostri matrimoni. 600
Quale dio, quale

pazzia vi costrinse in Italia?
Qui non ci sono gli Atridi ed Ulisse simulatore del dire:
razza dura dalla origine fin

dall'inizio portiamo i figli
ai fiumi e li induriamo col crudele gelo e con le onde;
i bambini vegliano a caccia e

frequentan le selve, 605
gioco (è) guidare i cavalli e tendere frecce col (arco di) corno.
Ma la gioventù resistente ai

lavori abituata alla parsimonia
doma la terra con rastrelli o scuote le città conla guerra.
Ogni età si consuma col

ferro, girata la lancia pungoliamo
le schiene dei giovenchi, né la tarda vecchiaia 610
debilita le forze dell'animo e

muta il vigore:
premiamo la canizie con l'elmo, piace sempre
radunare fresche prede e vivere di razzia.
Voi avete

veste dipinta di croco e risplendente porpora,
la pigrizia (sta) a cuore, vi piace divertirvi con danze, 615
le tuniche

han le maniche e le mitre nastrini.
O davvero Frigie, e non proprio Frigi, andate per l'alto
Dindimo, dove il flauto

dà agli appassionati il doppio canto.
I timpani berecinzi della Madre dell'Ida ed i flauto chiama
voi; lasciate le

armi agli uomini e rinunciate al ferro." 620
Ascanio non sopportò chi a parole si vantava così
e proclamava ingiurie, e

giratosi, sul nervo equino
tese la freccia e tirando le braccia divaricate
si fermò, davanti a Giove con voti prega,

supplice:
"Giove onnipotente, acconsenti alle audaci imprese, 625
io stesso porterò ai tuoi templi doni solenni,
e

porrò davanti agli altari uno splendente giovenco
dalla fronte dorata che già alza la testa con la madre,
che gà cozzi

col corno e con le zampe sparga l'arena."
Sentì ed il padre dalla parte serena del cielo 630
tuonò a sinistra,

rimbomba insieme l'arco fatale.
La freccia scoccata stridendo orribilmente fuggì
e giunse nella testa di Remulo e

trapassò le cave
tempie. "Va', schernisci il coraggio con parole superbe.
I Frigi presi due voltespediscono ai Rutuli

queste risposte": 635
Cosi Ascanio (disse) soltanto. I Teucri seguono con un urlo
fremon di gioia ed alzano gli animi

allle stelle

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