Eneide, Libro 9, traduzione vv. 638-671 - Studentville

Eneide, Libro 9, traduzione vv. 638-671

Aetheria tum forte plaga crinitus Apollo
desuper Ausonias acies urbemque videbat
nube sedens, atque his

victorem adfatur Iulum: 640
‘macte nova virtute, puer, sic itur ad astra,
dis genite et geniture deos. iure omnia

bella
gente sub Assaraci fato ventura resident,
nec te Troia capit.’ simul haec effatus ab alto
aethere se

mittit, spirantis dimovet auras 645
Ascaniumque petit; forma tum vertitur oris
antiquum in Buten. hic Dardanio Anchisae

armiger ante fuit fidusque ad limina custos;
tum comitem Ascanio pater addidit. ibat Apollo
omnia longaevo similis

vocemque coloremque iperm
et crinis albos et saeva sonoribus arma,
atque his ardentem dictis adfatur Iulum:
‘sit

satis, Aenide, telis impune Numanum
oppetiisse tuis. primam hanc tibi magnus Apollo
concedit laudem et paribus non

invidet armis; 655
cetera parce, puer, bello.’ sic orsus Apollo
mortalis medio aspectus sermone reliquit
et

procul in tenuem ex oculis evanuit auram.
agnovere deum proceres divinaque tela
Dardanidae pharetramque fuga sensere

sonantem. 9.660
ergo avidum pugnae dictis ac numine Phoebi
Ascanium prohibent, ipsi in certamina rursus
succedunt

animasque in aperta pericula mittunt.
it clamor totis per propugnacula muris,
intendunt acris arcus amentaque torquent.

665
sternitur omne solum telis, tum scuta cavaeque
dant sonitum flictu galeae, pugna aspera surgit:
quantus ab

occasu veniens pluvialibus Haedis
verberat imber humum, quam multa grandine nimbi
in vada praecipitant, cum Iuppiter

horridus Austris 670
torquet aquosam hiemem et caelo cava nubila rumpit.

Versione tradotta

Nella regione eterea per caso Apollo crinito
dall'alto vedeva le truppe ausonie e la

città
sedendo su di una nube, e così parla a Iulo vittorioso: 640
"Evviva il tuo nuovo valore, ragazzo, così si sale alle

stelle,
generato da dei e destinato a generare dei. Giustamente
tutte le guerre venture resteranno sotto il fato di

Assaraco,
né Troia basta a te." Detto questo dall'alto
etere si lancia, muove l'aria che spira 645
e cerca

Ascanio; allora si cambia per l'aspetto del volto
nel vecchio Bute; costui fu prima armigero
al dardanio Anchise e

fedele guardia alle soglie;
poi il padre lo diede come compagno ad Ascanio. Apollo
camminava in tutto simile

all'anziano nella voce, colore, 650
bianchi capelli e le armi crudeli nei suoni,
e con queste parole si rivolge

all'ardente Iulo:
"Sia sufficiente, Eneide, aver colpito impunemente
Numano con le tue armi. Il grande Apollo ti

concede
questo primo premio e non ti invidia per le pari armi; 655
per il resto, ragazzo, smetti la guerra." Così

espressosi
Apollo, a metà del discorso, lasciò le sembianze mortali
e svanì dagli occhi lontano nell'aria

leggera.
I Dardanidi riconobbero il dio e le armi divine
e sentirono la faretra risonante nella fuga. 660
Percìò

bloccano Ascanio avido di lotta per le parole
e la volontà di Febo, essi di nuovo tornano ai duelli
e mettono le vite in

aperti pericoli.
Un grido corre su tutte le mura attraverso i bastioni,
tendono i forti archi e lanciano giavellotti.

665
Tutto il suolo è coperto di armi, poi gli scudi ed i cavi
elmi per l'urto danno rimbomdo, sorge un'aspra

battaglia:
quanta pioggia batte la terra venendo dai piovosi
Capretti, con quanta grandine i nembi precipitano
in

molti torrenti, quando Giove spaventoso per gli Austri 670
lancia l'acquosa tempesta e rompe in cielo le cave

nubi.

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