Eneide, Libro 9, traduzione vv. 672-755 - Studentville

Eneide, Libro 9, traduzione vv. 672-755

Pandarus et Bitias, Idaeo Alcanore creti,
quos Iovis eduxit luco silvestris Iaera
abietibus iuvenes

patriis et montibus aequos,
portam, quae ducis imperio commissa, recludunt 675
freti armis, ultroque invitant moenibus

hostem.
ipsi intus dextra ac laeva pro turribus astant
armati ferro et cristis capita alta corusci:
quales aeriae

liquentia flumina circum
sive Padi ripis Athesim seu propter amoenum 9.680
consurgunt geminae quercus intonsaque caelo

attollunt capita et sublimi vertice nutant.
inrumpunt aditus Rutuli ut videre patentis:
continuo Quercens et

pulcher Aquiculus armis
et praeceps animi Tmarus et Mavortius Haemon 685
agminibus totis aut versi terga dedere
aut

ipso portae posuere in limine vitam.
tum magis increscunt animis discordibus irae,
et iam collecti Troes glomerantur

eodem
et conferre manum et procurrere longius audent. 690
Ductori Turno diversa in parte furenti
turbantique viros

perfertur nuntius, hostem
fervere caede nova et portas praebere patentis.
deserit inceptum atque immani concitus ira

Dardaniam ruit ad portam fratresque superbos. 695
et primum Antiphaten ( is enim se primus agebat ),
Thebana de

matre nothum Sarpedonis alti,
coniecto sternit iaculo: volat Itala cornus
aera per tenerum stomachoque infixa sub altum

pectus abit; reddit specus atri vulneris undam 9.700
spumantem, et fixo ferrum in pulmone tepescit.
tum Meropem

atque Erymanta manu, tum sternit Aphidnum
tum Bitian ardentem oculis animisque frementem,
non iaculo neque enim iaculo

vitam ille dedisset,
sed magnum stridens contorta phalarica venit 705
fulminis acta modo, quam nec duo taurea terga

nec duplici squama lorica fidelis et auro
sustinuit; conlapsa ruunt immania membra,
dat tellus gemitum et clipeum

super intonat ingens.
talis in Euboico Baiarum litore quondam 710
saxea pila cadit, magnis quam molibus ante

constructam ponto iaciunt, sic illa ruinam
prona trahit penitusque vadis inlisa recumbit;
miscent se maria et

nigrae attolluntur harenae,
tum sonitu Prochyta alta tremit durumque cubile 715
Inarime Iovis imperiis imposta Typhoeo.

Hic Mars armipotens animum virisque Latinis
addidit et stimulos acris sub pectore vertit,
immisitque Fugam Teucris

atrumque Timorem.
undique conveniunt, quoniam data copia pugnae, 9.720
bellatorque animo deus incidit.
Pandarus, ut

fuso germanum corpore cernit
et quo sit fortuna loco, qui casus agat res,
portam vi multa converso cardine torquet

obnixus latis umeris, multosque suorum 725
moenibus exclusos duro in certamine linquit;
ast alios secum includit

recipitque ruentis,
demens, qui Rutulum in medio non agmine regem
viderit inrumpentem ultroque incluserit urbi,

immanem veluti pecora inter inertia tigrim. 730
continuo nova lux oculis effulsit et arma
horrendum sonuere, tremunt

in vertice cristae
sanguineae clipeoque micantia fulmina mittit.
agnoscunt faciem invisam atque immania membra

turbati subito Aeneadae. tum Pandarus ingens 735
emicat et mortis fraternae fervidus ira
effatur: ‘non haec

dotalis regia Amatae,
nec muris cohibet patriis media Ardea Turnum.
castra inimica vides, nulla hinc exire

potestas.’
olli subridens sedato pectore Turnus: 9.740
‘incipe, si qua animo virtus, et consere dextram,
hic

etiam inventum Priamo narrabis Achillem.’
dixerat. ille rudem nodis et cortice crudo
intorquet summis adnixus

viribus hastam;
excepere aurae, vulnus Saturnia Iuno 745
detorsit veniens, portaeque infigitur hasta.
‘at non hoc

telum, mea quod vi dextera versat,
effugies, neque enim is teli nec vulneris auctor’.
sic ait, et sublatum alte

consurgit in ensem
et mediam ferro gemina inter tempora frontem 750
dividit impubisque immani vulnere malas.
fit

sonus, ingenti concussa est pondere tellus;
conlapsos artus atque arma cruenta cerebro
sternit humi moriens, atque illi

partibus aequis
huc caput atque illuc umero ex utroque pependit. 755

Versione tradotta

Pandaro e Bizia, nati da Alcanore dell'Ida,
che Iera silvestre allevò nel bosco

di Giove
giovani uguali agli abeti della patria ed ai monti,
aprono la porta, che era affidata da un ordine del capo,

675
confidando nelle armi, inoltre invitano il nemico alle mura.
Essi dentro a destra e sinistra stan come torri

torri
armati di ferro e splendenti nelle alte teste di creste:
come attorno ai limpidi fiumi sia sulle rive del Po
o

lungo l'ameno Adige si ergono aeree due querce 680
ed alzano al cielo il capo intonso e
ondeggiano con l'altissima

cima.
I Rutuli irrompono, come vedono le entrate che s'aprono:
subito Quercente ed Aquicolo, bello nell'armi,
e

Tmaro focoso di animo ed il mavorzio Emone 685
con tutte le squadre o sconfitti voltaron le spalle
o deposero la vita

sulla soglia stessa della porta.
Allora di più le ire crescono negli animi discordi,
e già i Troiani riuniti si

addensano nello stesso posto
ed osano venire alle mani ed avanzare più lontano. 690
A condottiero Turno che in

un'altra parte infuriava
e scompigliava uomini, vien portata la notizia, che il nemico
imperversa con nuova strage ed

offre le porte aperte.
Abbandona l'azione ed incitato da ira tremenda
si precipita alla porta dardania ed ai fratelli

superbi. 695
E, lanciato un giavelotto, stende per primo Antifate
(costui si metteva per primo ), bastardo del

grande
Sarpedone da madre tebana: il cornio italo vola
tra la tenera aria e conficcatosi nello stomaco se ne va
nel

profondo petto; la caverna della nera ferita getta un'onda 700
spumeggiante, ed il ferro s'intiepidisce nel polmone

trapassato.
Poi con la mano atterra Merope, Erimanto, poi Afidno,
poi Bizia che arde negli occhi e nell'animo

freme,
non con un dardo, infatti egli non avrebbe dato la vita
con un dardo, ma stridendo grandemente venne una violenta

falarica lanciata a modo di fulmine, che non sostenne 706
né doppia pelle di toro né la fedele corazza con duplice

squama
ed oro; le gigantesche membra crollate stramazzano,
la terra dà un gemito e l'enorme scudo sopra

rimbomba.
Tale sul lido euboico di Baia a volte cade 710
una pila di sassi, che prima costruita a grandi

mucchi
gettano in mare, così quella inclinata trascina
il crollo e completamente schiacciata si sdraia sui fondali;
i

mari si mescolano e le nere sabbie si sollevano,
allora l'alta Procida trema al rimbombo ed Ischia, duro 715
letto

imposto a Tifeo dai comandi di Giove.
Allora Marte potentenelle armi aggiunse vigore e forze
ai Latini e mise nel petto

acuti sproni,
inviò ai Teucri Fuga e Timore.
Giungono da ogni parte, poicè è data possibilità di scontro, 720
ed il

dio guerriero è penetrato nell'animo.
Pandaro, come vede il fratello col corpo crollato
ed in quale luogo sia la

fortuna, quale casualità guidi le cose,
girato il cardine con molta forza spinge la porta
sforzandosi con le larghe

spalle e la scia molti dei suoi 725
chiusi fuori dalle mura nell'aspra lotta;
ma richiude altri con sé e gli accoglie

accorrenti,
pazzo, da non vedere il re rutulo nel mezzo dello scontro
che entrava e da chiuderlo per di più nella città,

come una gigantesca tigre tra timidi greggi. 730
Subito una strana luce sfavillò agli occhi e le armi
orribilmente

risuonarono, tremano in alto le creste
sanguinee e dallo scudo irradia fulmini brillanti.
Riconoscono l'aspetto nemico

e le gigantesche membra.
Sibito gli Eneadi si turbarono. Allora l'enorme Pandaro 735
spicca e acceso d'ira per la

morte del fratelo
afferma: " Non questa (è) la reggia dotale di Amata,
né il centro di Ardea protegge Turno con le patrie

mura.
Vedi un campo nemico, nessuna possibilità di uscire di qui."
Sorridendogli Turno, sedato il petto: 740

"Comincia, se qualche valore c'è incuore, ed impugna la destra,
anche qui dirai a Priamo aver trovato un

Achille."
Aveva detto. Egli sforzandosi con sforzi estremi vibra
la lancia rozza di nodi e dalla cruda corteccia;
la

ricevettero le arie, Giunone Saturnia deviò il colpo 745
che arrivava, e la lancia si conficca sulla porta.
"Ma non

sfuggirai questa arma, che la mia destra lancia
con forza, non è lo stesso l'autore del lancio e del colpo."
Così

disse, e s'alza sulla spada alzata in alto
e spacca col ferro in mezzo la fronte fra le due tempie 750
e le guance

giovanili con un'immensa ferita.
C'è un tonfo, la terra fu scossa dall'enorme peso;
morente stende a terra le

membra crollate e le armi
cruente di cervello, e gli penzolò in parti uguali
qua e là la testa da entrambe le spalle.

755

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