Quis deus, o Musae, tam saeva incendia
Teucris
avertit? tantos ratibus quis depulit ignis?
dicite: prisca fides facto, sed fama perennis.
tempore quo
primum Phrygia formabat in Ida 80
Aeneas classem et pelagi petere alta parabat,
ipsa deum fertur genetrix Berecyntia
magnum
vocibus his adfata Iovem: ‘da, nate, petenti,
quod tua cara parens domito te poscit Olympo.
pinea silva
mihi multos dilecta per annos, 85
lucus in arce fuit summa, quo sacra ferebant,
nigranti picea trabibusque obscurus
acernis.
has ego Dardanio iuveni, cum classis egeret,
laeta dedi; nunc sollicitam timor anxius angit.
solve metus
atque hoc precibus sine posse parentem, 90
ne cursu quassatae ullo neu turbine venti
vincantur: prosit nostris in
montibus ortas.’
filius huic contra, torquet qui sidera mundi:
‘o genetrix, quo fata vocas? aut quid petis istis?
mortaline manu factae immortale carinae 95
fas habeant? certusque incerta pericula lustret
Aeneas? cui tanta deo
permissa potestas?
immo, ubi defunctae finem portusque tenebunt
Ausonios olim, quaecumque evaserit undis
Dardaniumque ducem Laurentia vexerit arva, 9.100
mortalem eripiam formam magnique iubebo
aequoris esse deas, qualis
Nereia Doto
et Galatea secant spumantem pectore pontum.’
dixerat idque ratum Stygii per flumina fratris,
per
pice torrentis atraque voragine ripas 105
adnuit, et totum nutu tremefecit Olympum.
Ergo aderat promissa dies et tempora
Parcae
debita complerant, cum Turni iniuria Matrem
admonuit ratibus sacris depellere taedas.
hic primum nova lux
oculis offulsit et ingens 110
visus ab Aurora caelum transcurrere nimbus
Idaeique chori; tum vox horrenda per auras
excidit et Troum Rutulorumque agmina complet:
‘ne trepidate meas, Teucri, defendere navis
neve armate manus;
maria ante exurere Turno 115
quam sacras dabitur pinus. vos ite solutae,
ite deae pelagi; genetrix iubet.’ et sua
quaeque
continuo puppes abrumpunt vincula ripis
delphinumque modo demersis aequora rostris
ima petunt. hinc
virgineae, mirabile monstrum, 120
[quot prius aeratae steterant ad litora prorae]
reddunt se totidem facies pontoque
feruntur.
Obstipuere animis Rutuli, conterritus ipse
turbatis Messapus equis, cunctatur et amnis
rauca sonans
revocatque pedem Tiberinus ab alto.
Versione tradotta
Quale Dio, o Muse, ha allontanato dai Teucri così
crudeli
incendi? Chi cacciò così grandi fuochi dalle navi?
Dite: antica la fede per il fatto, ma la fama perenne.
Nel
tempo in cui all'inizio Enea formava la flotta sull'Ida 80
di Frigia e si preparava a dirigersi nell'alto del
mare,
si narra che la stessa Berecinzia madre degli dei con queste
frasi si rivolse al grande Giove: "Da', figlio, a
me chelo chiedo,
quello che la tua cara madre ti chiede, domato l'Olimpo.
Io ebbi una amata selva di pini per molti
anni, 85
un bosco sulla sommità della vetta, dove portavano cose sacre,
ombroso di nereggiante resinoso (abete) e tronchi
di acero.
Io le diedi lieta al giovene Dardanio, avendo bisogno
di flotta; ora mi angustia, preoccupata, un ansioso
timore.
Sciogli le paure e permetti che la madre possa questo con preghiere,
sconnesse da nessuna rotta, non siano vinte
da tempesta
di vento: serva esser nate sui nostri monti."
Il figlio a lei in risposta, lui che fa girare le stelle del
mondo:
"O madre, dove chiami i fati? O cosa chiedi con questo?
Che carene fatte da mano mortale abbiano 95
fato
immortale? Ed Enea, certo, veda incerti
pericoli? A quele dio è permesso talepotere?
Orbene, quando assolto il compito un
giorno terranno i porti
ausoni, quella che sarà scampata dalle onde
ed avrà portato il capo dardanio ai campi di
Laurento, 100
toglierò la forma mortale e comanderò che siano
del grande mare, come la nereide Doto
e Galatea
solchino col petto il mare spumeggiante."
Aveva detto e confermò la decisione per i fiumi del fratello
stigio, per i
torrenti di pece e le rive dalla nera voragine, 105
e col cenno fece tremare tutto l'Olimpo.
Dunque giungeva il giorno
promesso e le Parche avevan
adempiuto i tempi dovuti, quando l'affronto di Turno
avvertì la Madre di scacciare le
torce dalle sacre navi.
Allora prima una nuova luce brillò agli occhi ed una grande 110
nube parve percorrere il cielo
dall'Aurora
ed i cori dell'Ida; poi una voce orreda cade
per l'aria e riempie le schiere di Troiani e
Rutuli:
" Non preoccupatevi, Teucri, di difendere le mie navi
e non armate le mani; sarà dato aturno di bruciare prima
115
i mari che i sacri pini. Voi andate sciolte,
andate dee del mare, lo comanda la madre."
Subito le poppe rompono le
catene dalle rive
e alla maniera dei delfini, sommersi i rostri, si volgono
nelle profondità delle acque. Di qui,
mirabile prodigio, 120
[quante prore bronzee prima s'eran trovate sui lidi]
si offrono altrettanti volti di fanciulle
e si portan nel mare.
I Rutuli stupirono in cuore, atterrito lo stesso Messapo
sui cavalli spaventati, tentenna ed il
fiume Tiberino
rimbombando raucamente e trattiene il piede dal largo. 125
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