Caesar, cum animadverteret hostem complures dies castris
palude et loci natura munitis se tenere neque oppugnari castra eorum sine dimicatione perniciosa nec locum munitionibus claudi
nisi a maiore exercitu posse, litteras ad Trebonium mittit, ut quam celerrime posset legionem XIlI, quae cum T. Sextio legato
in Biturigibus hiemabat, arcesseret atque ita cum tribus legionibus magnis itineribus ad se veniret; ipse equites in vicem
Remorum ac Lingonum reliquarumque civitatum, quorum magnum numerum evocaverat, praesidio pabulationibus mittit, qui subitas
hostium incursiones sustinerent.
Versione tradotta
Cesare, constatato che ormai da parecchi giorni il nemico si teneva nell'accampamento,
difeso dalla palude e dalla conformazione naturale della zona, si era anche reso conto che non poteva né espugnare il loro
campo senza un combattimento rovinoso, né circondarlo con opere d'assedio, a meno dell'impiego di truppe più ingenti.
Allora invia una lettera a Trebonio, ordinandogli di richiamare quanto prima la tredicesima legione (che svernava nelle terre
dei Biturigi con il legato T. Sestio) e di raggiungerlo con le tre legioni a marce forzate. Intanto, ai cavalieri dei Remi, dei
Lingoni e degli altri popoli, che aveva richiesto in gran numero, dà l'incombenza di scortare a turno i nostri in cerca di
foraggio, per proteggerli da improvvisi attacchi dei nemici.
- De Bello Gallico
- Libro 8
- Aulo Irzio
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