De Bello Gallico, Libro VIII - Par. 12 - Studentville

De Bello Gallico, Libro VIII - Par. 12

Quod cum cotidie

fieret ac iam consuetudine diligentia minueretur, quod plerumque accidit diu turnitate, Bellovaci delecta manu peditum cognitis

stationibus cotidianis equitum nostrorum silvestribus locis insidias disponunt eodemque equites postero die mittunt, qui primum

elicerent nostros, deinde circumventos aggrederentur. Cuius mali sors incidit Remis, quibus ille dies fungendi muneris

obvenerat. Namque hi, cum repente hostium equites animad vertissent ac numero superiores paucitatem contempsissent, cupidius

insecuti peditibus undique sunt circumdati. Quo facto perturbati celerius quam consuetudo fert equestris proeli se receperunt

amisso Vertisco, principe civitatis, praefecto equitum; qui cum vix equo propter aetatem posset uti, tamen consuetudine

Gallorurn neque aetatis excusatione in suscipienda praefectura usus erat neque dimicari sine se voluerat. Inflantur atque

incitantur hostium animi secundo proelio, principe et praefecto Remorum interfecto, nostrique detrimento admonentur diligentius

exploratis locis stationes disponere ac mode ratius cedentem insequi hostem.

Versione tradotta

La

cosa accadeva ogni giorno, e ormai le precauzioni diminuivano per via dell'abitudine, come spesso accade quando si ripetono

le stesse azioni. I Bellovaci, una volta conosciuti i punti dove stazionavano quotidianamente i nostri cavalieri, con un gruppo

scelto di fanti preparano un agguato in una zona ricca di vegetazione. Lì inviano, il giorno seguente, dei cavalieri, che

dovevano attirare i nostri nel bosco, dove poi i fanti appostati li avrebbero circondati e assaliti. La mala sorte capitò ai

Remi, a cui quel giorno era toccato il servizio di scorta. Quando all'improvviso videro i cavalieri nemici, i nostri,

sentendosi superiori per numero, disprezzarono le forze avversarie: li inseguirono con troppa foga e vennero circondati dai

fanti. Scossi dall'accaduto, si ritirarono più rapidamente di quanto non comporti, di regola, un combattimento di

cavalleria; ma persero il principe del loro popolo e comandante della cavalleria, Vertisco, persona ormai anziana, a stento in

grado di cavalcare, che però, com'è costume dei Galli, non aveva accampato la scusa dell'età al momento di rivestire il

comando, né aveva voluto che si lottasse senza di lui. Il successo nello scontro esalta e accende lo spirito dei nemici, vista

anche l'uccisione del principe e comandante dei Remi, mentre la sconfitta insegna ai nostri a disporre i posti di guardia

dopo aver esplorato con più attenzione i luoghi e a inseguire con maggior criterio il nemico in fuga.

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