Hoc omnibus probato consilio Commius Atrebas ad eos confugit Germanos, a quibus ad id bellum
auxilia mutuatus erat. Ceteri e vestigio mittunt ad Caesarem legatos petuntque, ut ea poena sit contentus hostium, quam si sine
dimicatione inferre integris posset, pro sua clementia atque humanitate numquam profecto esset illaturus. Adflictas opes
equestri proelio Bellovacorum esse; delectorum peditum multa milia interisse, vix refugisse nuntios caedis. Tamen magnum ut in
tanta calamitate Bellovacos eo proelio commodum esse consecutos, quod Correus, auctor belli, concitator multitudinis, esset
interfectus. Numquam enim senatum tantum in civitate illo vivo quantum imperitam plebem potuisse.
Versione tradotta
Poiché tutti approvano la
proposta, l'atrebate Commio ripara presso le genti germaniche da cui aveva ricevuto rinforzi per la guerra in corso. Gli
altri inviano lì per lì un'ambasceria a Cesare e gli chiedono di accontentarsi, come punizione, dei danni che avevano
subito: non l'avrebbe certo mai riservata, nella sua clemenza e umanità, neppure a nemici nel pieno delle forze e ai quali
la potesse infliggere senza colpo ferire; le forze di cavalleria dei Bellovaci erano state distrutte; avevano perduto la vita
molte migliaia di fanti scelti, a stento si erano salvati i pochi che avevano dato la notizia della strage. Comunque, pur di
fronte a una disfatta così grave, dalla battaglia i Bellovaci un vantaggio lo avevano conseguito: Correo, il fautore della
guerra, l'agitatore della folla, era morto. Finché lui era in vita, infatti, il senato non aveva mai avuto tanto potere,
quanto la plebe ignorante.
- Letteratura Latina
- Libro 8
- Aulo Irzio
- De Bello Gallico