De Bello Gallico, Libro VIII - Par. 24 - Studentville

De Bello Gallico, Libro VIII - Par. 24

Bellicosissimis gentibus devictis Caesar, cum videret nullam iam esse civitatem quae bellum pararet quo sibi resisteret, sed

nonnullos ex oppidis demigrare, ex agris diffugere ad praesens imperium evitandum, plures in partes exercitum dimittere

constituit. M. Antonium quaestorem cum legione duodecima sibi coniungit. C. Fabium legatum cum cohortibus XXV mittit in

diversissimam partem Galliae, quod ibi quasdam civitates in armis esse audiebat neque C. Caninium Rebilum legatum, qui in illis

regionibus erat, satis firmas duas legiones habere existimabat. Titum Labienum ad se evocat; legionem autem XV, quae cum eo

fuerat in hibernis, in togatam Galliam mittit ad colonias civium Romanorum tuendas, ne quod simile incommodum accideret

decursione barbarorum ac superiore aestate Tergestinis acciderat, qui repentino latrocinio atque impetu illorum erant oppressi.

Ipse ad vastandos depopulandosque fines Ambiorigis proficiscitur; quem perterritum ac fugientem cum redigi posse in suam

potestatem desperasset, proximum suae dignitatis esse ducebat, adeo fines eius vastare civibus, aedificiis, pecore, ut odio

suorum Ambiorix, si quos fortuna reliquos fecisset, nullum reditum propter tantas calamitates haberet in civitatem.

Versione tradotta

Dopo aver assoggettato le genti più bellicose, Cesare vide che ormai più nessun popolo

preparava la guerra per resistergli e che, anzi, molti lasciavano le città e fuggivano dalle campagne per non sottostare al

dominio in atto. Decide, perciò, di inviare l'esercito in diverse zone del paese. Unisce a sé il questore M. Antonio con la

dodicesima legione. Con venticinque coorti manda il legato C. Fabio al capo opposto della Gallia, perché gli giungeva notizia

che là alcuni popoli erano in armi e stimava insufficiente il presidio delle due legioni agli ordini del legato C. Caninio

Rebilo, che si trovava nella zona. Richiama T. Labieno; la quindicesima legione, che aveva svernato con Labieno, la spedisce

nella Gallia togata, a difesa delle colonie dei cittadini romani; lo scopo era di evitare guai - dovuti alle scorrerie dei

barbari - simili a quelli capitati l'estate precedente ai Tergestini, che erano stati sorpresi da un attacco improvviso e

avevano visto saccheggiate le loro terre. Dal canto suo, punta verso la regione di Ambiorige per devastarla e far razzie;

disperando di ridurre in suo potere l'uomo - Ambiorige, atterrito, continuava a fuggire - stimava come cosa più confacente

alla propria dignità devastarne i territori, con popolazione, case, bestiame: Ambiorige, odiato dai suoi, se la sorte ne avesse

risparmiato qualcuno, non avrebbe potuto ritornare nella sua città, dopo le tante sciagure che aveva provocato.

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