Cum aliquamdiu summa contentione
dimicaretur, Dumnacus instruit aciem quae suis esset equitibus in vicem praesidio, cum repente confertae legiones in conspectum
hostium veniunt. Quibus visis perculsae barbarorum turmae ac perterritae acies hostium, perturbato impedimentorum agmine, magno
clamore discursuque passim fugae se mandant. At nostri equites, qui paulo ante cum resistentibus fortissime conflixerant,
laetitia victoriae elati magno undique clamore sublato cedentibus circumfusi, quantum equorum vires ad persequendum dextraeque
ad caedendum valent, tantum eo proelio interficiunt. Itaque amplius milibus XII aut armatorum aut eorum qui eo timore arma
proiecerant interfectis omnis multitudo capitur impedimentorum.
Versione tradotta
La battaglia proseguiva già da un pezzo,
violentissima. Dumnaco schiera in formazione i fanti, in modo che loro e i cavalieri potessero darsi reciproco aiuto. Ma ecco
apparire, all'improvviso, le legioni a ranghi serrati. A tale vista gli squadroni nemici sono colti da terrore, si diffonde
il panico tra i fanti, lo scompiglio regna tra le salmerie: con alti clamori corrono qua e là, si danno a una fuga disordinata.
Allora i nostri cavalieri, che poco prima si erano battuti con estremo valore contro la resistenza degli avversari, trascinati
dalla gioia per la vittoria, levano alte grida da ogni parte e circondano i nemici in rotta: finché i cavalli hanno la forza di
inseguire e le destre di tirar fendenti, seminano morte. Così, dopo aver ucciso più di dodicimila nemici, che fossero in armi
oppure che le avessero gettate per il panico, catturano tutta la colonna delle salmerie.
- Letteratura Latina
- Libro 8
- Aulo Irzio
- De Bello Gallico