De Bello Gallico, Libro VIII - Par. 36 - Studentville

De Bello Gallico, Libro VIII - Par. 36

Re bene

gesta Caninius ex captivis comperit partem copiarum cum Drappete esse in castris a milibus longe non amplius XII. Qua re ex

compluribus cognita, cum intellegeret fugato duce altero perterritos reliquos facile opprimi posse, magnae felicitatis esse

arbitrabatur neminem ex caede refugisse in castra qui de accepta calamitate nuntium Drappeti perferret. Sed in experiendo cum

periculum nullum videret, equitatum omnem Germanosque pedites, summae velocitatis homines, ad castra hostium praemittit; ipse

legionem unam in trina castra distribuit, alteram secum expeditam ducit. Cum propius hostes accessisset, ab exploratoribus quos

praemiserat cognoscit castra eorum, ut barbarorum fere consuetudo est, relictis locis superioribus ad ripas fluminis esse

demissa; at Germanos equitesque imprudentibus omnibus de improviso advolasse proeliumque commisisse. Qua re cognita legionem

armatam instructamque adducit. Ita repente omnibus ex partibus signo dato loca superiora capiuntur. Quod ubi accidit, Germani

equitesque signis legionis visis vehementissime proeliantur. Confestim cohortes undique impetum faciunt omnibusque aut

interfectis aut captis magna praeda potiuntur. Capitur ipse eo proelio Drappes.

Versione tradotta

Condotta a termine con successo l'operazione,

Caninio apprende dai prigionieri che parte delle truppe, con Drappete, era rimasta nell'accampamento a non più di dodici

miglia. La cosa gli viene confermata da diverse fonti ed egli si rende conto che, dopo la rotta di uno dei due capi, poteva con

facilità schiacciare gli altri nemici atterriti, ma riteneva ben difficile l'eventualità per lui più fortunata, ossia che

qualche superstite fosse rientrato all'accampamento nemico, portando a Drappete la notizia della disfatta subita. Fare un

tentativo, comunque, gli sembrava che non comportasse alcun rischio: manda in avanti, verso il campo nemico, la cavalleria al

completo e i fanti germanici, uomini straordinariamente veloci; dal canto suo, sistema una legione nei tre diversi

accampamenti, l'altra la porta con sé senza bagagli. Quando è ormai vicino al nemico, gli esploratori, mandati in

avanscoperta, lo avvisano che i barbari, secondo la loro consuetudine, avevano lasciato le alture e posto il campo lungo le

rive del fiume; inoltre, i Germani e i cavalieri erano piombati all'improvviso sui nemici che non se l'aspettavano e

avevano attaccato battaglia. Appena lo sa, avanza con la legione in armi e schierata. Così, al segnale, da tutte le parti

repentinamente i nostri occupano le alture. Subito i Germani e i cavalieri, avendo visto le insegne della legione, combattono

con estremo ardore. Le coorti si lanciano immediatamente all'attacco da ogni lato: tutti i nemici vengono uccisi o

catturati, i nostri si impadroniscono di un grande bottino. Nella battaglia cade prigioniero lo stesso Drappete.

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