Caesar interim M. Antonium quaestorem cum cohortibus XV in Bellovacis
relinquit, ne qua rursus novorum consiliorum capiendorum Belgis facultas daretur. Ipse reliquas civitates adit, obsides plures
imperat, timentes omnium animos consolatione sanat. Cum in Carnutes venisset, quorum in civitate superiore commentario Caesar
euit initium belli esse ortum, quod praecipue eos propter conscientiam facti timere animadvertebat, quo celerius civitatem
timore liberaret, principem sceleris illius et concitatorem belli, Gutruatum, ad supplicium depoposcit. Qui etsi ne civibus
quidem suis se committebat, tamen celeriter omnium cura quaesitus in castra perducitur. Cogitur in eius supplicium Caesar
contra suam naturam concursu maximo militum, qui ei omnia pericula et detrimenta belli accepta referebant, adeo ut verberibus
exanimatum corpus securi feriretur.
Versione tradotta
Cesare,
frattanto, lascia il questore M. Antonio tra i Bellovaci con quindici coorti, per togliere ai Belgi la possibilità di scatenare
altre rivolte. Dal canto suo, visita gli altri popoli, impone nuovi ostaggi, tranquillizza e rassicura la gente tutta in preda
alla paura. Poi, giunge nelle terre dei Carnuti, dove era scoppiata l'insurrezione, come Cesare ha esposto nel precedente
commentario. Siccome intuiva che i Carnuti, consci della loro colpa, nutrivano forti apprensioni, al fine di liberare al più
presto la popolazione da ogni timore esige la punizione del responsabile del crimine e istigatore della guerra, Gutuatro.
Tutti, anche se non si era mai messo nelle mani dei suoi concittadini, gli dettero rapidamente la caccia con zelo, e fu
condotto al nostro campo. Cesare, contro la propria natura, è costretto a giustiziarlo per l'accorrere in massa dei soldati,
che in Gutuatro vedevano il responsabile di tutti i pericoli e le pene patite in guerra; colpito a nerbate fino a perdere la
conoscenza, fu poi decapitato con la scure.
- Letteratura Latina
- Libro 8
- Aulo Irzio
- De Bello Gallico