Ibi crebris litteris Canini fit certior quae
de Drappete et Lucterio gesta essent, quoque in consilio permanerent oppidani. Quorum etsi paucitatem contemnebat, tamen
pertinaciam magna poena esse adficiendam iudicabat, ne universa Gallia non sibi vires defuisse ad resistendum Romanis, sed
constantiam putaret, neve hoc exemplo ceterae civitates locorum opportunitate fretae se vindicarent in libertatem, cum omnibus
Gallis notum esse sciret reliquam esse unam aestatem suae provinciae, quam si sustinere potuissent, nullum ultra periculum
vererentur. Itaque Q. Calenum legatum cum legionibus reliquit qui iustis itineribus subsequeretur; ipse cum omni equitatu quam
potest celerrime ad Caninium contendit.
Versione tradotta
Mentre era ancora dai Carnuti, grazie alle frequenti lettere di Caninio viene informato delle novità di Drappete e Lucterio e
dell'irriducibile resistenza degli abitanti di Uxelloduno. Cesare, sebbene ne disprezzasse lo scarso numero, giudicava di
dover infliggere a tanta pervicacia una dura lezione, perché la Gallia intera non pensasse che nella resistenza ai Romani le
era mancata non la forza, ma la costanza, oppure per evitare che, seguendo l'esempio, gli altri popoli cercassero di
rendersi liberi, confidando sui vantaggi dei luoghi; inoltre, a tutti i Galli - ben lo sapeva - era noto che gli restava una
sola estate da passare in provincia, e se per quel lasso di tempo riuscivano a resistere, non avrebbero più dovuto temere alcun
pericolo. Così, lascia il legato Q. Caleno con due legioni e lo incarica di seguirlo a tappe normali; dal canto suo, si dirige
il più velocemente possibile alla volta di Caninio con tutta la cavalleria.
- De Bello Gallico
- Libro 8
- Aulo Irzio
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