De Bello Gallico, Libro VIII - Par. 7 - Studentville

De Bello Gallico, Libro VIII - Par. 7

His copiis coactis ad Bellovacos

proficiscitur castrisque in eorum finibus positis equitum turmas dimittit in omnes partes ad aliquos excipiendos ex quibus

hostium consilia cognosceret. Equites officio functi renuntiant paucos in aedificiis esse inventos, atque hos, non qui agrorum

colendorum causa remansissent (namque esse undique diligenter demigratum), sed qui speculandi causa essent remissi. A quibus

cum quaereret Caesar quo loco multitudo esset Bellovacorum quodve esset consilium eorum, inveniebat Bellovacos omnes qui arma

ferre possent in unum locum convenisse, itemque Ambianos, Aulercos, Caletos, Veliocasses, Atrebatas; locum castris excelsum in

silva circumdata palude delegisse, impedimenta omnia in ulteriores silvas contulisse. Complures esse principes belli auctores,

sed multitudinem maxime Correo obtemperare, quod ei summo esse odio nomen populi Romani intellexissent. Paucis ante diebus ex

his castris Atrebatem Commium discessisse ad auxilia Germanorum adducenda; quorum et vicinitas propinqua et multitudo esset

infinita. Constituisse autem Bellovacos omnium principum consensu, summa plebis cupiditate, si, ut diceretur, Caesar cum tribus

legionibus veniret, offerre se ad dimicandum, ne miseriore ac duriore postea condicione cum toto exercitu decertare cogerentur;

si maiores copias adduceret, in eo loco permanere quem delegissent, pabulatione autem, quae propter anni tempus cum exigua tum

disiecta esset, et frumentatione et reliquo commeatu ex insidiis prohibere Romanos.

Versione tradotta

Riunite queste truppe, punta sui Bellovaci, stabilisce

il campo nei loro territori e manda dappertutto squadroni di cavalleria per catturare prigionieri, che lo avrebbero messo al

corrente dei piani nemici. I cavalieri, eseguito l'ordine, riferiscono di aver trovato solo pochi nemici in case isolate, ma

non si trattava di gente rimasta a coltivare i campi (tutte le zone, infatti, erano state scrupolosamente evacuate), bensì di

osservatori rispediti a sorvegliare le nostre mosse. Avendo chiesto ai prigionieri dove si trovava il grosso dei Bellovaci e

quali ne fossero i disegni, Cesare ricevette le seguenti indicazioni: tutti i Bellovaci in grado di portare armi si erano

radunati in un solo luogo, come pure gli Ambiani, gli Aulerci, i Caleti, i Veliocassi, gli Atrebati; avevano scelto per

l'accampamento una località in alto, in una selva circondata da una palude e avevano ammassato tutti i bagagli nei boschi

alle spalle. Parecchi erano i capi, fautori della guerra, ma la massa obbediva in particolare a Correo, in quanto era noto il

suo odio mortale per il nome del popolo romano. Pochi giorni prima, l'atrebate Commio si era allontanato dal campo in cerca

di rinforzi presso i Germani, che erano vicini e di numero sterminato. Poi, i Bellovaci, col consenso di tutti i capi, tra

l'entusiasmo generale, avevano deciso di esporsi a un combattimento, se davvero Cesare fosse giunto con tre legioni, come si

diceva; in tal modo, non sarebbero stati costretti, in seguito, a lottare contro tutto l'esercito in condizioni più

difficili e ardue; se, invece, Cesare avesse condotto truppe più numerose, si sarebbero attestati nella posizione che avevano

scelto e avrebbero impedito ai Romani, mediante imboscate, la raccolta di foraggio (che non solo scarseggiava, ma era anche

disperso qua e là per via della stagione), nonché di grano e di altri viveri.

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