L'illuminismo lombardo - Studentville

L'illuminismo lombardo

l tardo Settecento è un momento particolarmente felice per la vita culturale di Milano: la Lombardia, infatti, è passata nel 1713, con il trattato di Utrecht, sotto il controllo dell’Austria, liberandosi dal malgoverno spagnolo. Sovrani aperti alle riforme, come Maria Teresa e suo figlio, Giuseppe II d’Asburgo, introducono innovazioni che danno, nel decennio 1770-80, i primi risultati positivi. Ricordiamo in particolare l’istituzione del Catasto geometrico della proprietà fondiaria che pone la proprietà terriera su basi sicure, regola il gettito fiscale, accorda facilitazioni agli agricoltori più intraprendenti, senza danneggiare l’aristocrazia, che poggia la sua ricchezza sul razionale sfruttamento della fertile pianura Padana.
Gli intellettuali, per lo più di estrazione nobiliare o alto-borghese, sono chiamati a collaborare: ricevono incarichi di responsabilità e a volte sono accreditati consulenti per migliorare la legislazione e controllare l’opportunità di scelte fondamentali, in ambito monetario o nei rapporti commerciali.
Pietro Verri (1728-1797) è un esempio convincente di questa figura di intellettuale calato nella vita civile: chiamato a far parte nel 1770 della Giunta per la riforma fiscale, ottiene l’abolizione degli appalti privati nella riscossione delle imposte. Come presidente del Magistrato camerale (l’equivalente della direzione finanziaria), si sforza di riorganizzare meglio l’apparato fiscale. Intanto si diffondono in Europa nuove idee che egli enuclea nelle Meditazioni sull’economia politica (1771).
Il movimento culturale dell’Illuminismo (così chiamato perché gli intellettuali confidano unicamente nel lume della Ragione) nasce in Inghilterra e si sviluppa rapidamente in Francia, Italia e nel resto dell’Europa. Gli illuministi esaltano una cultura operativa, che propugna lo sviluppo della scienza e delle tecniche. Ricordiamo che l’opera più significativa di questo movimento, l’Enciclopedia (in 17 volumi pubblicati tra il 1751 e il 1772, più altri volumi successivi di tavole), riceve dai suoi ideatori e organizzatori, Denis Diderot (1713-1784) e Jean Baptiste d’Alembert (1717-1783), un significativo sottotitolo: Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri, da parte di un’associazione di letterati. Ad essa collaborano, con articoli e interventi sulle varie voci, i nomi più prestigiosi della Francia del tempo: Voltaire (1694-1778), Jean-Jacques Rousseau (1712-1778), Charles de Secondat, barone di Montesquieu (1689-1755), Claude-Adrien Helvétius (1715-1771), Étienne de Condillac (1715-80), Paul-Henry D’Holbach (1723-89), il naturalista George-Louis Buffon (1707-88), gli economisti Robert Turgot (1727-81) e François Quesnay ( 1694-1774).
Si diffondono i giornali, sul modello dello Spectator (1711) dell’inglese John Addinson, strumento di informazione destinato al largo pubblico, e dello spregiudicato Tatler (“Il Chiacchierone”) di Richard Steele.
A Milano questa cultura, proiettata verso il progresso, attenta ai problemi concreti dell’uomo, pronta a intervenire nella gestione del pubblico interesse, trova attenti interlocutori. Nasce, così la Società dei Pugni e un periodico, Il Caffè, edito dal giugno 1744 al maggio1766. Si distinguono, per impegno e numero di interventi, i fratelli Pietro e Alessandro Verri (1741-1816), ma il collaboratore più prestigioso è Cesare Beccaria (1738-1794), l’autore di un vero e proprio best-seller, il trattato Dei delitti e delle pene (1764) in cui dimostra l’inefficacia della pena di morte e delle torture nella prevenzione dei delitti.

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