Imperator Iulianus ingenti apparatu Persis bellum movit. Nam putabat saluti ac tranquillitati imperii melius esse hostes tam bellicosos in Romanorum dicionem redigere quam ex finibus imperii tantum repellere. Cum modo acerrime modo prudentissime pugnavisset, multa oppida et plura castella Persarum vel in deditionem accepit vel vi expugnavit; cum autem in hostium fines longius processisset castra stativa apud Ctesiphontem, caput Persarum regni, aliquamdiu habuit. Postea Romam victor rediens, dum inconsultius proelio se inserit, hostili manu necatus est. Iulianus egregius vir fuit, liberalibus disciplinis eruditus, litteris Graecis doctior quam Latinis, facundia ingenti ac prompta, memoria tenaci; sapientia et doctrina aequales longe superabat. In amicos liberalis, comis in cunctos, gloriae studiosior quam avidior pecuniae fuit. Namque propter gloriam saepissime animi immodici fuit, mediocrem habens aerarii curam. A Christianis nihili factus est et apostatam cognominatus (est), quia mutavit religionem, qua puer institutus erat.
Versione tradotta
L'imperatore Giuliano mosse guerra ai Persiani con un ingente apparato. Infatti pensava che per la salvezza e la tranquillità dell'impero fosse meglio ridurre sotto il dominio dei Romani nemici così bellicosi che allontanarli soltanto dai confini dell'impero. Avendo combattuto ora molto accanitamente ora molto prudentemente, accolse la sottomissione di molte città e di più fortezze dei Persiani o le espugnò con la forza; essendo poi penetrato più in profondità nei territori dei nemici, tenne per lungo tempo l'accampamento fermo presso Ctesifonte, capitale del regno dei Persiani. Successivamente, ritornando vittorioso a Roma, mentre si inserì alquanto temerariamente in una battaglia, fu ucciso da mano nemica. Giuliano fu uomo egregio, erudito nelle arti liberali, più dotto nelle lettere greche che in quelle latine, di grande e pronta facondia, di memoria tenace; superava di molto, in saggezza e dottrina, i contemporanei. Fu liberale verso gli amici, compagno nei confronti di tutti, più desideroso di gloria che avido di denaro. E infatti, per la gloria, spessissimo fu di animo smodato, avendo mediocre preoccupazione dell'erario. Dai cristiani non fu per nulla stimato e fu soprannominato l'apostata, perché mutò la religione, nella quale era stato istruito fanciullo.
- Letteratura Latina
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- Versioni dai Libri di Esercizi