INTELLIGENZA E LA SUA MISURAZIONE: IL TEST QUOZIENTE INTELLETTIVO. Basandosi sul presupposto semplicistico ed errato che la grandezza e la forma del cranio di una persona potessero costituire criterio di misurazione oggettiva dell’intelligenza, Sir Francis Galton fu il primo a cercare un metodo per valutare oggettivamente tale fenomeno. Tuttavia, i primi veri e propri test di intelligenza furono formulati dallo psicologo francese Alfred Binet in ambito scolastico al fine di poter meglio individuare e aiutare i gli alunni meno dotati. La premessa alla base di questi test è la prestazione come distinguo fra individui appartenenti allo stesso gruppo di età; vennero così presentati gli stessi compiti sia “a studenti modello” sia a studenti considerati dagli insegnanti come “meno dotati”. Questi compiti servivano a capire le differenze di prestazione fra gli alunni e dovevano avere specifiche caratteristiche: dovevano essere risolvibili dalla maggior parte dei bambini di una certa età, dovevano risultare proporzionalmente più difficili a bambini più piccoli e proporzionalmente più facili a bambini più grandi. In questo modo si poteva considerare il risultato dal punto di vista dell’età mentale, ovvero la media delle persone che ottengono un determinato grado di prestazione in un compito (se un ragazzo di 15 anni valutato come mediamente intelligente risolve in modo corretto venti compiti di un test d’intelligenza a lui proposto, ogni individuo di qualsiasi età che ottenga lo stesso punteggio nello stesso test avrà comunque un’età mentale pari a 15 anni ).
IL TEST QUOZIENTE INTELLETTIVO: COME MISURARE L’INTELLIGENZA. L’età mentale, però, pur fornendo un indice sufficientemente adeguato del livello di prestazione generale degli studenti, non aiutava a comprendere le differenze fra individui di età cronologiche diverse. Venne così considerato il quoziente di intelligenza (QI), una formula che mette in relazione l’età mentale (EM) e cronologica (EC) di un individuo:
QI: EM/EC * 100
Attualmente, i test di intelligenza più utilizzati sono:
- Scala Stanford-Binet, Quinta Edizione: l’esame è orale e valuta l’età mentale del soggetto proponendo compiti di varia natura ( analogie, spiegazione di proverbi, somiglianze e differenze). Il test è anche in grado di mettere in luce punti di forza e mancanze dell’esaminato.
- Scala di Intelligenza per gli Adulti di Wechsler- III (WAIS III): comprende una scala di prestazione orale e una scala di prestazione non verbale all’interno delle quali vengono proposti compiti quali la comprensione di alcuni concetti o l’assemblaggio ( valutato col cronometro) e la disposizione di oggetti e immagini sulla base di un ordine logico.
- Scala di Intelligenza per Bambini di Wechsler- IV (WISC-IV): strutturato come il test precedente, il test presenta item ideati per la valutazione delle capacità dei bambini.
Sia la WAIS che la WISC sono in grado di produrre un profilo dettagliato dell’esaminato soprattutto grazie alla valutazione specifica per la scala orale e per quella di prestazione.
Dallo sviluppo dei test di intelligenza sono poi nati i test di profitto e i test attitudinali: i primi hanno come finalità la valutazione delle conoscenze di un soggetto in un ambito specifico, mentre i secondi sono finalizzati alla predizione del grado di abilità che un individuo potrà mostrare in una particolare mansione o in una determinata area di studio.
Ma quali sono i criteri che garantiscono l’utilità dei test? I test contemporanei vengono valutati in base all’indice di attendibilità, per cui a un test ripetuto più volte a uno stesso soggetto corrisponde uno stesso risultato, e di validità, per cui il test misura realmente ciò per cui è stato ideato.
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