La liberazione dell'intero territorio italiano trovò immediatamente eco nella formazione di un nuovo Governo, ormai rappresentativo di nuove forze politiche, che diede il via alla riedificazione dello Stato su valori profondamente rinnovati. Nel giugno del 1945 infatti si formò il governo di coalizione guidato da Ferruccio Parri. In pochi mesi, tuttavia, si verificò un primo spostamento a destra dell'equilibrio politico, con la costituzione del primo ministero guidato da Alcide De Gasperi.
Furono allora indette le elezioni, alle quali, per la prima volta, presero parte anche le donne (1946), ed insieme indetto un referendum popolare per chiamare il popolo a decidere fra la MONARCHIA e la REPUBBLICA. Il 2 giugno 1946, dalla consultazione referendaria uscì vincitrice la REPUBBLICA ed il sovrano Umberto II, succeduto al padre, Vittorio Emanuele III (che aveva abdicato il 9 maggio 1946 nell'immediata vigilia del referendum istituzionale), fu costretto a partire in esilio.
Le elezioni dell'ASSEMBLEA COSTITUENTE, che avrebbe dovuto dar vita alla nuova Costituzione repubblicana, confermarono la preminenza quantitativa di 3 partiti, che nel loro complesso conseguirono circa i ¾ dei consensi: il 35% delle preferenze andò infatti alla Democrazia Cristiana (che aveva raccolto l'eredità del Partito Popolare di don Sturzo), il 20% al PSIUP (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria), il 19% al PCI, mentre i voti residui si suddivisero fra numerose, e tra loro contrapposte, forze politiche riconducibili ai diversi filoni liberal-democratici o a gruppi politici decisamente conservatori.
I lavori dell'ASSEMBLEA COSTITUENTE procedettero piuttosto lentamente a causa delle difficoltà di elaborare anzitutto un progetto da sottoporre all'esame dell'Assemblea: la scelta dei vari partiti politici di non presentare propri progetti di Costituzione, certo opportuna in una situazione di necessario confronto, rese peraltro assai difficili e complesse le fasi di elaborazione di un progetto comune, in presenza di acute tensioni e di forti divaricazioni politiche ed ideologiche. Fu perciò nominata un'apposita Commissione per la Costituzione (detta anche «COMMISSIONE dei 75», dal numero dei suoi componenti) cui venne affidato il compito di elaborare in tempi brevi un articolato progetto di Costituzione.
Finalmente, l'1 gennaio del 1948, malgrado il prolungamento dei termini originariamente previsti per i lavori, entrò in vigore la nuova Costituzione, che pose il lavoro come fondamento della Repubblica, sancì le libertà politiche e civili e prospettò una serie di riforme atte ad eliminare le disparità sociali ed a tutelare i diritti dei lavoratori. Nella realtà, soprattutto nell'ambito delle libertà e dei diritti civili, l'attuazione di queste riforme andò molto a rilento.
La delicata fase della ricostruzione post-bellica fu gestita dal Governo di De Gasperi che, chiamato al dicastero del Tesoro il liberale ed economista Luigi Einaudi, varò una drastica politica di risanamento economico volta a frenare l'inflazione galoppante e la caduta della lira. Tutto questo si svolse entro un'ottica fortemente conservatrice, fondata sui bassi salari e poco propensa a modificare le tradizionali distorsioni del modello di sviluppo dell'economia italiana.
La frizione fra le forze governative e la sinistra si radicalizzarono fino a conoscere l'apice a seguito delle elezioni del 1948: dallo scontro fra la Democrazia Cristiana e le forze della sinistra, in particolare il Partito Comunista, i democristiani uscirono vincitori sfiorando, con il 48% dei suffragi, la maggioranza assoluta, contro il 35% delle preferenze registrate dal fronte popolare, comprendente socialisti e comunisti, e ponendo le basi per un'egemonia che si sarebbe protratta per più di 40 anni.
In politica estera questo significò l'allineamento dell'Italia nell'area di influenza statunitense, sancita, nel 1949, dall'adesione alla NATO.
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