Gli scritti di Tommaso possono essere distinti in 2 gruppi: molti sono collegati alla sua attività di insegnamento; altri invece sono scritti di occasione, dettati dall’esigenza di intervenire in polemiche o discussioni oppure di rispondere a richieste di altri. Così il De ente et essentia, forse il suo primo scritto, ò destinato ai suoi confratelli per definire e chiarire termini fondamentali del lessico filosofico. Soprattutto negli ultimi anni Tommaso compone scritti di occasione, come, nel 1266, il De regimine principium (incompiuto e poi ultimato da Tolomeo di Lucca), dedicato a Ugo II re di Cipro, e, nel 1270-71 le due opere di polemica De unitate intellectus e De aeternitate mundi. Buona parte dell’opera di Tommaso ò però destinata o per lo meno legata all’insegnamento, ai metodi e alle forme adottate da esso nella scuola, perciò molti dei suoi scritti usano i generi letterari propri della pratica d’insegnamento: il commento, la quaestio e la disputatio. I commenti di Tommaso concernono testi sacri (i libri di Isaia, Geremia, Giobbe, i Salmi, i Vangeli e le Lettere di Paolo) ma anche testi ormai riconosciuti come costitutivi dell’insegnamento teologico (Pseudo-Dionigi, Boezio, Pietro Lombardo). Ma Tommaso commenta anche parecchi testi di Aristotele, servendosi delle nuove traduzioni di Guglielmo da Moerbeke, nonchò dei commentari antichi di tali testi (Temistio e Simplicio). A differenza del maestro Alberto, però, Tommaso dirige la sua attenzione specialmente sulle opere più strettamente filosofiche dello Stagirita, e non anche sugli scritti biologici. Il problema ò individuare il senso autentico del pensiero aristotelico, depurandolo dalle interpretazioni erronee (quella di Averroò in primis), ma senza nascondere gli erori commessi da Aristotele stesso. A tale scopo Tommaso segue la pratica di analizzare termini e concetti, suddivide il testo aristotelico nelle sue articolazioni, ne cerca il piano logico e chiarisce le eventuali oscurità in base al contesto in cui sono collocate. Un secondo tipo di genere letterario impiegato da Tommaso (soprattutto nei suoi soggiorni parigini) ò costituito dalle questioni destinate prevalentemente a chi ò già esperto di filosofia e teologia. Le questioni sono addirittura 510, raggruppate sotto 7 titoli ( De veritate, De potentia, De malo, De spiritualibus creaturis, De anima, De virtutibus, De unione Verbi incarnati ); ogni titolo ò ottenuto dalla prima questione di ciascun gruppo. Le due opere più famose di Tommaso sono la Summa contra Gentiles e la Summa theologica. Il genere letterario della summa, che in un primo tempo era solo una raccolta di sentenze, presuppone lo sviluppo delle tecniche scolastiche della quaestio e della disputatio; da esse si sviluppa poi l’ articolo, che ò l’ossatura della summa. Esso infatti non ò una mera enunciazione di una tesi, ma ò caratterizzato dalla presentazione, discussione e soluzione di una questione. Il punto di partenza, come era anche per Aristotele, ò dato dalla formulazione di una aporia, di una difficoltà che appare irrisolvibile: essa assume la forma della domanda, a cui si deve rispondere sì o no. Quindi si presentano in successione gli argomenti a favore di ciascuno dei corni dell’alternativa. Dopo di che, il maestro dà la risposta ( determinatio ), ovvero risolve l’enigma dissipando ogni dubbio. Le due Summae di Tommaso costituiscono un’architettura di questioni e articoli, costruiti secondo questo schema e allestiti in successione logica. Esse non sono strettamente connesse all’insegnamento, ma sono volte a istruire destinatari scelti dall’autore stesso. In particolare, la Summa contra Gentiles ò finalizzata a presentare e a difendere, in maniera argomentativa, i capisaldi della dotrina cristiana contro i ‘Gentili’, ovvero i pagani, in primis gli Arabi, le cui dottrine circolavano a bizzeffe in traduzioni latine. Stando ad una testimonianza di allora, la Summa contra Gentiles sarebbe stata commissionata a Tommaso da Raimondo di Penafort per scopi missionari; essa, però, non ò solo un manuale per missionari, ha tutte le istanze del trattato completo di teologia apologetica. Il presupposto di essa ò che molti contenuti del pensiero cristiano sono accettabili razionalmente non solo grazie alla rivelazione divina, e pertanto sono difendibili di fronte alla concezione scientifica dell’universo elaborata dal pensiero greco e arabo: tutte le dottrine cristiane, spiega Tommaso, non possono essere colte e dimostrate con la ragione, ma resta vero che non si oppongono ad essa, non vanno contro i suoi dettami. I primi 3 libri della Summa contra Gentiles trattano infatti di verità accessibili alla ragione, concernenti Dio, la creazione e la vita morale; l’ordine della trattazione, però, segue uno schema teologico, che procede da Dio alle creature e non viceversa. Il 4° e ultimo libro tratta invece delle verità divine, conoscibili solo attraverso la rivelazione divina e devono essere per forza credute se si aspira alla salvezza: esse concernono la Trinità , l’incarnazione, i sacramenti, la resurrezione dei corpi e il giudizio finale.
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