Leopardi, Zibaldone: cos’è e significato
Lo Zibaldone è una sorta di diario che Giacomo Leopardi scrive dal 1817 al 1832, in cui trascrive brani di opere di altri scrittori, spunti filosofici e letterari, riflessioni, osservazioni filologiche e linguistiche, progetti poetici e considerazioni autobiografiche. Il nome è riferito proprio al suo contenuto eterogeneo: infatti, in origine Zibaldone è un piatto composto da ingredienti diversi e metaforicamente indica qualsiasi mescolanza di cose diverse. Dunque, con Zibaldone possiamo intendere anche un diario di lavoro in cui si registrano pensieri e note diversi.
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Zibaldone: compilazione e struttura
Il celebre diario di Leopardi probabilmente non era destinato alla pubblicazione, almeno in questa forma; lo scrittore inizia a compilarlo a diciannove anni quando è ancora a Recanati, inserendo le sue riflessioni su un’ampia varietà di argomenti. In quindici anni il volume diventa davvero voluminoso, con ben 4526 facciate riempite. Da pagina 100 Leopardi inserisce anche la data dei suoi pensieri, e ciò ci rende più chiaro il progresso del suo lavoro e la sua concezione del mondo. Si tratta quindi di un sistema filosofico in movimento, che ci aiuta a comprendere l’evolversi delle idee del Leopardi. Tra il 1831 e il 1835 Leopardi decide di scegliere alcune riflessioni tratte dallo Zibaldone e pubblicarle. Elabora quindi Centoundici Pensieri da pubblicare separatamente, usciti postumi nel 1845 nell’edizione delle Opere di Leopardi pubblicata da Antonio Ranieri. Alcune riflessioni contenute nello Zibaldone hanno ispirato alcune poesie e alcuni passaggi delle Operette Morali.
Lo Zibaldone di Leopardi: il valore del libro
In sostanza dunque, lo Zibaldone è il libro di un’anima: in esso sono contenuti i pensieri più intimi dell’autore, le sue idee e i suoi progetti, i brani che lo hanno colpito, le sue riflessioni più svariate. Per questo motivo, nonostante il legame strettissimo con altre opere del Leopardi, lo Zibaldone merita di essere letto come libro autonomo, in quanto contiene alcune tra le pagine più profonde che un prosatore italiano possa mai aver scritto.
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