Otium nostrum iucundum est: magnas divitias non habemus et praedium nostrum exiguum est, sed satis commode vivimus. Nam magnificas aedes et marmorea pavimenta non cupimus. Circa horam primam evigilamus, hortum nostrum pererramus, fossae a servis fodiuntur et variae plantae seruntur. Ambulamus saepe per semitas et agros, interdum equitamus aut vehiculum conscendimus et campos percurrimus. Saepe in antrum opacum intramus, ibi legimus aut scribimus et umbram capimus. Post balneum est prandii hora et ab ancillis mensa ministratur. Postea tabellas accipimus et scribimus. Vicini adveniunt et eos benigne excipimus: in aperto sedemus et laeti verba facimus. Campos et saxa circumspicimus, dum procul villarum tecta iam fumant.
Versione tradotta
Il nostro otium è felice: non abbiamo grandi ricchezze e il nostro podere è piccolo, ma viviamo abbastanza agiatamente. Infatti non desideriamo case magnifiche e pavimenti di marmo. Verso le sette ci svegliamo, attraversiamo passeggiando il nostro giardino, le fosse sono scavate dai servi e sono piantate varie piante. Passeggiamo spesso per sentieri e campi, a volte andiamo a cavallo o saliamo su un carro e percorriamo i campi. Spesso entriamo in una grotta riparata, dove leggiamo o scriviamo e prendiamo l'ombra. Dopo il bagno c'è il momento del pranzo e il cibo viene servito dalle ancelle. Giungono i vicini e li riceviamo benignamente: sediamo all'aperto e conversiamo lieti. Guardiamo intorno campi e rupi, mentre da lontano i tetti delle ville ormai fumano.
- Letteratura Latina
- Lingua Magistra 1
- Versioni dai Libri di Esercizi