Luigi Pirandello, Ciaula scopre la luna - Studentville

Luigi Pirandello, Ciaula scopre la luna

Tipologia A: analisi del testo. Tema svolto su Pirandello per la maturità.

Questa novella fu pubblicata sul “Corriere della Sera” nel dicembre del 1912, e inserita, nel 1914, nel volume Le due maschere.
Il racconto parla di Ciàula (nomignolo che in siciliano significa “cornacchia”), un uomo di circa trent’anni, mezzo stupido, che, dall’interno di una zolfara, trasporta all’esterno, sulle spalle, lo zolfo grezzo scavato dai picconieri. Egli abita con Zi’ Scarda, del quale è il garzone di fatica nella miniera; ha paura del buio della notte da quando il figlio di Zi’ Scarda, Calicchio, era morto a causa dello scoppio di una mina, e inoltre in questo incidente lo stesso Zi’ Scarda aveva perso un occhio. Ciàula conosceva poco il buio della notte, perché quando arrivava in paese dopo il lavoro, dopo aver mangiato un piatto di minestra, cadeva in un sonno profondo e si risvegliava alle prime luci dell’alba. Una sera Cacciagallina, il soprastante del giacimento, obbligò Zi’ Scarda a rimanere in miniera, per estrarre ancora più zolfo in modo da caricare completamente la calcara. Con lui rimase anche Ciàula, il quale, fatto il primo carico, uscì dalla miniera tremando per il buio che avrebbe trovato. Ma mentre si avvicinava all’uscita intravide uno strano chiarore, simile all’alba. Quando finalmente fu fuori, riuscì a contemplare la luna che illuminava la terra col suo ampio velo di luce, e pianse per il conforto che provava.

Molti giudicano questa novella una delle più belle della letteratura italiana. A prima vista sembra riproporre le modalità della novella verista, riguardo soprattutto la narrazione distaccata della vita degli emarginati ed elementi come la solfara, il lavoro disumano, il bestiale sfruttamento degli operai. Si intravedono spiragli di denuncia sociale, soprattutto nel ricordo dell’incidente di Zi’ Scarda e nel perseverare sulla brutale fatica a cui è sottoposto il povero Ciàula. Il lavoro nella miniera e la figura del protagonista, collocato all’ultimo gradino della società, ricorda Rosso Malpelo di Verga e il tema dell’ “insurrezione lirica dei primitivi”, capaci, nella loro grossolanità, di profonde emozioni. Però tra i due personaggi ci sono delle differenze. Rosso Malpelo è un “vinto”, rimane chiuso in sé stesso, si arrende davanti al destino, e sparisce nel buio della miniera; Ciàula si schiude di fronte alla natura, e si sente rinnovato, confortato di fronte a tanta dolcezza, riscattandosi dalla condizione bestiale in cui si trovava. Quindi, mentre Malpelo rappresenta la rassegnazione alla propria condizione, Ciàula invece simboleggia la speranza in una vita migliore. Inoltre, mentre Verga è un narratore interno al mondo che descrive, Pirandello si colloca in alto rispetto ai personaggi e li giudica dall’esterno, come dimostrano i frequenti commenti nel corso della narrazione. Pirandello non vuole regredire nella realtà che descrive, ma vuole mantenere le proprie caratteristiche, dare giudizi in base alla sua scala di valori, diversa da quella della comunità popolare descritta nella novella.

Il narratore esterno e onnisciente dunque ha propositi diversi da quelli del narratore interno Verga, il quale, manifestando tutto il suo pessimismo materialistico e fatalistico, non esprime giudizi. Nonostante Ciàula e Malpelo siano due personaggi scherniti dalla società, tuttavia Malpelo è cosciente della sua condizione ed elabora una teoria sulla lotta alla sopravvivenza, nonostante sia comunque un “vinto”, Ciàula invece è un minorato mentale, ed è incosciente di tutto, è un essere animalesco e inconsapevole. Pirandello non vuole riportare l’esperienza nella società vista attraverso gli occhi di un reietto, ma cerca di descrivere un’esperienza irrazionale, scegliendo quindi un soggetto elementare, privo di consapevolezza, primordiale. E questa esperienza possiede dei significati simbolici: l’uscita dalla miniera rappresenta la rinascita del personaggio, il modo per ricominciare una nuova vita. Egli infatti non trova il buio e il vuoto che temeva, immagini che rinviano alla morte, ma scopre la luce della luna. Questo è il punto cruciale del racconto, da cui scaturisce il titolo, e la vista della luna simboleggia una sorta di apparizione divina agli occhi stupefatti e stregati di Ciàula. E la luna porta conforto al protagonista, lo libera dalle angosce, gli dona speranza di una vita migliore. La novella appare inserita in una dimensione simbolica e mitica, caratteristica evidente in molte novelle di Pirandello. La base dunque non è verista, ma decadente: l’autore sceglie l’ambiente popolare non per effettuare una riflessione una società, ma perché questo contesto porta in sé elementi primitivi, irrazionali, mitici e simbolici, caratteristiche che attraggono
gli autori decadenti. Pirandello non può più essere un narratore impersonale verista, che regredisce nella società che descrive e si estingue in essa; egli deve mantenere la sua identità, perché deve intromettersi nel racconto e dare delle interpretazioni riguardo la simbologia degli avvenimenti, spiegare le situazioni in cui il protagonista è confuso perché non è cosciente. Pirandello esalta gli elementi irrazionali del creato, ma nel celebrarli utilizza uno spiccato raziocinio, tipico di tutta la sua opera.

 

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