Traccia Svolta sull'Unione Europea | Prima Prova Maturità - StudentVille

Prima Prova Maturità 2018: traccia svolta sull'Unione Europea

Prima Prova 2001, Tipologia B: ambito storico-politico.

Prima Prova Maturità 2018: traccia svolta sull’Unione Europea

DOCUMENTI

“Uno Stato europeo stabilito sulla base del governo rappresentativo, che garantisca la libertà politica e il suffragio universale, fornirebbe il meccanismo in grado di portare a quella libertà politica ed economica desiderata da tutti i popoli d’Europa. Vi prenderebbero, inoltre, parte paesi in numero sufficiente da assicurare stabilità per la democrazia, in modo tale che, nel caso in cui in una parte della Federazione si manifestassero tendenze a sopraffare le sue basi democratiche, la stabilità degli altri membri sarebbe sufficiente per resistere all’attacco”.
R. W. MACKAY, Federal Europe, London, 1940
(L’autore era un giurista australiano trasferitosi in Europa dove divenne presidente del gruppo della Federal Union).

“Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell’Europa in Stati nazionali sovrani. Il crollo della maggior parte degli Stati del continente sotto il rullo compressore tedesco ha già accomunato la sorte dei popoli europei, che o tutti insieme soggiaceranno al dominio hitleriano, o tutti insieme entreranno, con la caduta di questo, in una crisi rivoluzionaria in cui non si troveranno irrigiditi e distinti in solide strutture statali”.
A. SPINELLI, Il manifesto di Ventotene, 1941
(L’autore, uno dei promotori della Federazione europea, divenne commissario della CEE ed europarlamentare).

“Per me, e per coloro che condividono le mie opinioni, l’idea dell’unità europea fu sempre cara e preziosa; essa rappresentava qualcosa di naturale per il nostro pensiero e per la nostra volontà. […] La vera Europa sarà creata da voi, con l’aiuto delle potenze libere. Sarà una federazione di liberi Stati, con eguali diritti, capaci di far fiorire la loro indipendenza spirituale e la loro cultura tradizionale, sottomessi contemporaneamente alla comune legge della ragione e della moralità”.
TH. MANN, Messaggio pronunciato alla radio di New York il 29 gennaio 1943

“Questo senso dell’Europa come portatrice di civiltà, e di una civiltà comune, si precisa e si definisce in senso unitario nel periodo tra le due guerre e prima della tremenda devastazione hitleriana. Ma è un culto che rifiorisce soprattutto dopo la grande delusione e dopo le terribili esperienze della seconda guerra mondiale”.
G. SPADOLINI, Prefazione a Storia dell’Europa come nazione di R. Ugolini, Firenze, 1979

“La fine della seconda guerra mondiale segnò anche per l’Italia il ritorno ad una concezione europeista non subordinata ai rapporti di potenza. La guerra di liberazione aveva fatto sentire l’importanza della collaborazione internazionale e su questa base l’Italia sviluppò tutta una serie di iniziative volte a dare risvolti concreti all’ideale comunitario. Queste iniziative vennero a frutto nel 1957, con la creazione del Mercato Comune, il MEC ed il fatto che il trattato istitutore fosse firmato a Roma dimostra il ruolo non certo secondario che il nostro paese aveva avuto (e che del resto continuerà ad avere) sul piano dell’ideale europeista”.
R. UGOLINI, Storia dell’Europa come nazione, Firenze, 1979

“Non sarà possibile conseguire una integrazione economica e monetaria senza procedere al tempo stesso ad una integrazione democratica e politica… Come si può concepire la creazione di una forte banca centrale indipendente che controlli una moneta usata da 340 milioni di cittadini, senza paralleli sviluppi politici e democratici e una identità politica europea?”
J. DELORS, in “Dal mercato unico all’Unione Europea”,
Documentazione Europea, Lussemburgo, 1992

Svolgimento

LA LUNGA STORIA DELL’EUROPA UNITA
DESTINAZIONE: PER UN QUOTIDIANO

Che lo vogliano o no i fanatici nazionalisti, secessionisti o antiglobalizzazione, l’Europa c’è ed ha una sua storia ed una sua identità. Per parlare di Europa correttamente bisognerebbe risalire alle sue origini. L’Europa è nata in quella fase così complessa, ma nello stesso tempo così feconda di sviluppi, che viene, dall’illuminismo in poi, definita impropriamente medievale. Dico impropriamente perché il medioevo, per quanto riguarda l’idea di Europa, non è in mezzo, ma è all’inizio. In questo periodo nasce quel mondo, che conserva alcune caratteristiche della civiltà romana, mescolate con alcuni caratteri cristiani e germanici. I romani godevano nel vedere ammazzarsi nelle arene i gladiatori, gli europei no. I romani condivano i cibi con una salsa di interiora di pesce, gli europei no. I romani consideravano gli schiavi un oggetto, gli europei generalmente, tranne le consuete eccezioni che confermano la regola, no. I valori comuni che hanno caratterizzato l’Europa nel medioevo sono la ragione, la tolleranza, l’eguaglianza e la fratellanza cristiana. Ed ecco che arriviamo ai giorni nostri, giorni in cui noi europei, dopo esserci quasi autodistrutti in due guerre assurde, abbiamo scoperto che, per migliorare il progresso e il benessere dei popoli, non conviene più farsi la guerra, ma conviene cooperare, unirsi, e chi prima sfrutta le possibilità di queste unioni, meglio si trova nel mercato globale. L’Europa del secondo dopo guerra, quell’europa sognata, voluta e costruita da pionieri come De Gasperi, Schuman, Monnet, governatori dei principali paesi europei di allora, è stata forse l’unica utopia realizzata, l’isola che non c’era e adesso c’è. Hanno agito con gradualità: dapprima con accordi per lo sfruttamento delle risorse naturali come il carbone,poi si iniziò a parlare di organi per la difesa comune e poi si arrivò a Maastricht, nel 1992, con la proposta di una moneta unica per tutti i membri dell’unione. Nel 1945 i nostri nonni andavano in Francia a far la guerra; oggi noi andiamo in Francia a fare le ferie…è questa la vera utopia che quei capi di stato hanno realizzato, e il segreto è stato un pensiero grande con l’umiltà di realizzarlo a piccoli passi. Quegli uomini idearono un progetto grandioso. Loro ebbero il coraggio di iniziare la costruzione di una grandissima cattedrale di cui, sapevano, non avrebbero mai visto il compimento, ma osarono comunque. Certo, unirsi non deve voler dire annullare le diversità e le identità. Occorre trovare un certo equilibrio. Occorre che le divisioni politiche cedano il passo al bene comune, agli interessi, non solo economici, ma anche sociali, che verrebbero da una reale integrazione. La strada è lunga, ma mi sembra che i padri della Unione Europea abbiano tracciato la giusta direzione, nella continuazione di quei valori che avevano a suo tempo unito l’Europa e che possono farlo ancora oggi. Guai infatti se l’Europa perdesse l’identità con cui si è affacciata sulla storia!

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