L’uomo per sua natura è assetato di conoscenza di Seneca: versione tradotta
Solemus dicere summum bonum esse secundum naturam vivere: natura nos ad utrumque genuit et contemplationi rerum et actioni. Nunc id probemus quod prius diximus. Quid porro? Hoc non erit probatum si se unusquisque consuluerit quantam cupidinem habeat ignota noscendi quam ad omnes fabulas excitetur? Navigant quidam et labores peregrinationis longissimae una mercede perpetiuntur cognoscendi aliquid abditum remotumque. Haec res ad spectacula populos contrahit haec cogit praeclusa rimari secretiora exquirere antiquitates evolvere mores barbararum audire gentium. Curiosum nobis natura ingenium dedit et artis sibi ac pulchritudinis suae conscia spectatores nos tantis rerum spectaculis genuit perditura fructum sui si tam magna tam clara tam subtiliter ducta tam nitida et non uno genere formosa solitudini ostenderet. Ut scias illam spectari voluisse non tantum aspici vide quem nobis locum dederit. In media nos sui parte constituit et circumspectum omnium nobis dedit; nec erexit tantummodo hominem sed etiam habilem contemplationi factura ut ab ortu sidera in occasum labentia prosequi posset et vultum suum circumferre cum toto sublime fecit illi caput et collo flexili inposuit; deinde sena per diem sena per noctem signa perducens nullam non partem sui explicuit ut per haec quae obtulerat oculis eius cupiditatem faceret etiam ceterorum.
Versione tradotta
Siamo soliti dire che il sommo bene è vivere secondo la natura: la natura ci ha generato per entrambe le cose, sia per la contemplazione delle cose che per lazione. Ora proveremo quello che abbiamo detto prima. Cosa aggiungere? Questo non sarà provato, se ciascuno chiede a se stesso quanto desiderio abbia di conoscere le cose ignote, quanto sia stimolato ad ogni racconto? Alcuni navigano e sopportano le fatiche di un lungo viaggio con lunica ricompensa di conoscere qualcosa di nascosto e remoto. Questa cosa raccoglie la gente agli spettacoli, ciò spinge a spiare le cose precluse, ad indagare segreti, a conoscere le antichità, ad conoscere i costumi dei popoli barbari. La natura ci da un ingegno curioso e conscia a se stessa della sua bellezza e arte, ci ha generato spettatori in tanti eventi di cose, sarebbe stata destinata a perdere il frutto di sé, se avesse mostrato al deserto cose così grandi, così illustri, eseguite con tanta precisione, così belle e splendide non in un solo genere. Affinché tu sappia che quella ha voluto essere ammirata, non solo guardata, guarda quale luogo ci ha dato. Ci ha destinato nella parte centrale di sé e ci ha offerto una visione panoramica di tutte le cose; non solo eresse luomo, ma lo rese anche abile alla contemplazione, affinché potesse seguire gli astri che trascorrono dal loro sorgere fino al tramonto e muovere il suo volto insieme al tutto, fece a quello una testa alta e (la) pose su un collo flessibile, poi, facendo procedere le costellazioni, sei di giorno e sei di notte, ha manifestato ogni parte di sé (lett.: non nessuna parte) al punto da infondere (in lui), attraverso ciò che aveva offerto ai suoi occhi, l'acceso desiderio di (conoscere) anche tutto il resto.
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