Romanzo di Gustave Flaubert pubblicato a puntate nella Revue de Paris (1856) e in volume nel 1857. Considerato il capolavori del romanzo realistico francese dell'Ottocento, Madame Bovary, frutto di un travaglio artistico durato oltre quattro anni, è il modello della nuova concezione artistica, fondata sulla ricerca dell'obiettività, del rigore formale sulla negazione dell'immaginazione romantica, di cui l'autore stesso si sentiva prigioniero e che tuttavia riappare nei sogni di Emma Bovary, la protagonista, proiezione di quei sentimenti ai quali lo scrittore rimase sempre legato.
La scelta di un soggetto banale, il suicidio di una donna delusa dall'amore, ispirato a un fatto di cronaca, fu impegno antiromantico e stimolò l'autore a un'analisi psicologica così sottile e totale, che frustò il convenzionalismo del tempo e fruttò all'autore un processo per immoralità (1857). Il romanzo è non solo l'analisi della protagonista in un quadro addirittura clinico, in cui la malattia dello spirito inquieto venne indicata da Jules de Gaultier in un suo saggio (1902) col nome di "bovarismo", ma il quadro impietoso della vita di provincia, la satira di un mondo irrimediabilmente vano e corrotto, dove la morte di Emma non assume il carattere della catarsi, per restare solo la sconvolgente fine di un dramma che lascia tutto in sospeso e inalterato. Come il mondo nella sua realtà.
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