Velim, senatores, severitatem vestram deponatis et clementiam meam servetis.
In imperatore enim vindicta numquam laudatur, quia, etiamsi iusta est, tamen acris crudelisque videtur. Nullus igitur senator puniatur, nullius viri nobilis sanguis fundatur, exules domum redeant et bona sua recipiant. Quare et filiis et genero et uxori Avidii Cassii veniam dabitis.
Vivant liberi et securi, rem familiarem habeant, argentum et aurum conservent, per omnes gentes et meae et vestrae misericirdiae exemplum circumferant. Tempora nostra pace concordiaque digna sunt: utinam di a caedibus, timore, infamia, invidia, omni denique iniuria patriam nostram liberent!.
Tum omnes senetores, magnitudini animi imperatoris plaudentes, magna voce exclamaverunt: Utinam dis vita imperatoris nostri semper cordi sit!.
Versione tradotta
Vorrei, o senatori che voi deponeste la vostra severità e (servetis) la mia clemenza. Nell'imperatore non è mai lodata la vendetta, poichè, sebbene è giusta, tuttavia sembra acre e crudele. Nessun senatore sia dunque punito, di nessun uomo nobile sia sparso il sangue, gli esuli tornino a casa e riprendano i loro beni. Per tale motivo date grazia ai figli, al genero e alla moglie di Cassio. Vivano liberi e sicuri, abbiano un patrimonio familiare, conservino l'oro e l'argento, attraverso tutta la gente si diffonda l'esempio della mia e vostra misericodia. I nostri tempi sono degni di pace e concordia: vogliano gli dei liberare la nostra patria dalle stragi, dal timore, dall'infamia, dell'invidia e da ogni altra offesa! Allora tutti i senatori, applaudendo la grandezza di animo dell'imperatore esclamarono a gran voce: vogliano gli dei che la vita del nostro imperatore sia sempre (cerca cordi sint).
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