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Marsilio Ficino Mentre Cusano è esponente di una cultura filosofica legata all’ambiente ecclesiastico internazionale, in Italia si assiste a una rinascita degli studi filosofici – in particolare del platonismo – strettamente connessa alle specifiche realtà cittadine. Infatti, quando le istituzioni comunali si trasformano nella signoria e nasce una cultura di corte, la figura dell’intellettuale poliforme, impegnato nel contesto civile perde il suo significato: una volta sopite le passioni politiche a causa dell’accentrarsi del potere, l’intellettuale militante si trasforma progressivamente nello studioso contemplativo. Il prevalere dell’ideale di vita contemplativa su quello della vita attiva trova espressione nella personalità del filosofo “professionale”, finanziato dalla corte a cui si aggrega in un reciproco scambio di benefici da un lato e di attribuzione di prestigio culturale dall’altro. L’esempio più caratteristico in questo senso è Marsilio Ficino (1433-1499). Le sue idee ebbero una straordinaria risonanza su scala europea, anche se la sua attività si svolse tutta nell’ambito fiorentino. Peraltro, sul suo conto non si possono segnalare fatti biografici di particolare rilievo. Assunti i voti sacerdotali nel 1473, fu sempre in stretto rapporto con la famiglia Medici, con l’appoggio della quale potè dare vita a un’Accademia platonica , punto di riferimento e di ideale raccolta per intellettuali, letterati, poeti, e centro di diffusione di un rinnovato interesse per la tradizione platonica e neoplatonica rivisitata in senso cristiano. La fama di Ficino e la sua influenza sulla cultura del tempo si fondarono prevalentemente su due fattori: in primo luogo. La sua vasta attività di traduttore di Platone , di Plotino , e del Corpo Ermetico, una raccolta di scritti di carattere devozionale e iniziatico risalenti al I-II secolo d.C., che Ficino riteneva, o mostrava di ritenere, opera autentica di Ermete Trismegisto (il leggendario iniziatore dell’antica sapienza egizia, il “tre volte grandissimo” come sacerdote, re e legislatore); in secondo luogo, la fittissima rete di corrispondenza che egli intrattenne con intellettuali europei. Il vero e proprio programma ficiniano consiste in un tentativo di armonizzazione della religione con la filosofia, condotto in base all’idea dell’esigenza di una rivelazione perenne. questa si è espressa di volta in volta in linguaggio filosofico e ha accompagnato il cammino attraverso tappe successive : dal sorgere della sapienza ermetica nell’ antico Egitto al pensiero di Platone prima e di Plotino poi nell’ antica cultura greca , ai libri mosaici nel mondo israelitico , fino al culmine del messaggio evangelico . Ficino affida la summa del suo pensiero al testo della Teologia platonica ( 1482 ) . Quest’ opera non é ricca soltanto di riferimenti alla catena della rivelazione perenne , ma pure di una solida conoscenza della tradizione scolastica . In particolar modo , Ficino utilizza il sistema tomista in funzione della polemica non soltanto contro Averroè , ma contro l’ intera tradizione aristotelica , vista come una forma di pensiero che in ogni sua espressione rivela la propria inconciliabilità con la dottrina dell’ immortalità dell’ anima . Non a caso l’ autore sottotitola il suo scritto con le parole ” De immortalitate animorum ” . Egli afferma che le correnti aristoteliche (segue nel file da scaricare)
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