C.Fabricius Luscinius consul urbis Thurinae praecipuo studio incolumitatem protegebat contra impetum Bruttiorum atque Lucanorum. Cum Romani proelium committere dubitarent, res in incerto erat. Tum eximiae magnitudinis iuvenis improviso se ostendit et Romanos monere ad pugnandum incepit. Cum illos tradiores esse animadvertisset, arripuit admovitque scalas ut vallum conscenderet. Inde voce ingenti clamitans, prostratos hostes Romanis tradidit. Viginti milia hostium nostri occiderunt, quinque milia cum Statio Statilo duce tribusque atque viginti miliaribus signis ceperunt. Postero die consul dixit se datarum esse vallarem coronam iuveni illi qui castra hostilia oppressiset. Cum nullo modo eum invenisset, omnes crediderunt Martem patrem populo suo adfuisse, qui magna difficulate afficiebatur.
Versione tradotta
C.Fabrizio Licinio console della città di Turina proteggeva l'incolumità con particolare studio contro l'assalto dei Bruzi e dei Lucani. I Romani dubitando di intraprendere una battaglia, la situazione era incerta. Allora all'improvviso si presentò un giovane di meravigliosa grandezza e incominciò a incitare i Romani a combattere. Avendo capito che quelli erano i (tradiores), afferrò e avvicinò le scale per oltrepassare lo steccato. Quindi gridando con gran voce, consegnò ai Romani i nemici corrotti. I nostri uccisero ventimila nemici, presero cinquemila con il comandante Stazio Statilio e ventitremila con insegna militari. Il giorno dopo il console disse che avrebbe consegnato una corona (vallarem) al giovane che aveva vinto l'accampamento del nemico. Non avendolo trovanto in nessun modo, tutti pensarono che il padre Marte si fosse prostrato al suo popolo, che era indebolito da grandi difficoltà.
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