Analisi del Testo su Claudio Magris: traccia svolta Maturità

Maturità: Analisi del Testo Svolta - Claudio Magris

Analisi del testo svolta su L'infinito viaggiare di Claudio Magris.

MATURITA’: ANALISI DEL TESTO CLAUDIO MAGRIS

“Viaggiare è una scuola di umiltà, fa toccare con mano i limiti della propria comprensione, la precarietà degli schemi e degli strumenti con cui una persona o una cultura presumono di capire o giudicano un’altra.”  (Magris, L’infinito viaggiare).

ANALISI DEL TESTO L’INFINITO VIAGGIARE MAGRIS

Magris sostiene che non esiste viaggio in cui non si attraversino frontiere, non solo fisiche e politiche, ma anche culturali, linguistiche, mentali. Bisogna oltrepassare le frontiere, e anche amarle. Esse definiscono l’individualità di un popolo, ma non bisogna necessariamente idolatrarle per questo motivo. La gente deve cercare di essere flessibile nel farlo. Viaggiare non significa superare i confini, ma anche rendersi conto di trovarsi dall’altro lato di questo.

L’autore cita come esempio Marisa Madieri, che in “Verde acqua” prende in esame l’esodo degli Italiani da Fiume, scacciati dagli slavi. L’autrice italiana, scacciata anch’essa da Fiume dagli slavi, scopre di essere di origini slave: è stata minacciata da un popolo che era il suo. Poi l’autore narra di quando era bambino, quando passeggiando sul Carso, a Trieste, poteva osservare una frontiera invalicabile, pur essendo vicina: questa era la Cortina di ferro, che divideva il mondo in due parti. E dietro questo confine insormontabile c’era qualcosa di noto e qualcosa di ignoto. Ignoto era lo sconosciuto impero di Stalin, l’est ignorato e disprezzato. Ma quel territorio era anche noto, perchè era stato annesso all’Italia alla fine della guerra, e Magris ci era stato più volte.

Oltre quel confine dunque c’era qualcosa di familiare, ma anche di misterioso. E quando egli ci tornò per la prima volta, quel viaggio assunse un valore ambivalente: familiare e misterioso. Dunque, qualsiasi viaggio che intraprendiamo può assumere questa doppia valenza. Ciò che ci sembra familiare, può rivelarsi invece sconosciuto, e ciò che invece ci sembra straniero, può essere più vicino a noi di quanto possiamo immaginare. Le persona che si trovano sulla sponda di un fiume, possono pensare che il popolo che sta dall’altro lato è barbaro: ma se entrambi i popoli iniziano a passeggiare sullo stesso ponte e si mescolano, possono cominciare ad essere benevoli e ad amare il mondo nella sua interezza.

Il linguaggio utilizzato da Magris risulta di facile comprensione, lineare e scorrevole. Egli adopera termini di uso comune, e a volte utilizza parole con duplice significato. Infatti il testo è concentrato su un’ambivalenza continua di termini e significati. La partecipazione del lettore, così,  si mantiene viva, e pare di vivere in prima persona le stesse esperienze raccontate dallo scrittore.

Magris si sofferma molto sul termine “frontiera”. La frontiera non è solo un confine politico o geofisico, ma implica qualcosa di più. Le frontiere sono linguistiche, mentali, culturali. Esse diversificano i vari popoli: ogni popolazione ha le sue tradizioni, ha la sua lingua, ha i suoi usi e costumi, i suoi cibi tradizionali, le feste, la propria religione. Questi confini esistono non solo tra gli stati o tra i continenti, ma anche tra un paese e l’altro. Se riflettiamo un secondo, le differenze esistono anche tra i paesi limitrofi appartenenti alla stessa nazione. Ma sono limitrofi anche paesi di diverse nazioni, e lì le frontiere, molto spesso, diventano veramente insormontabili.

Il viaggio dunque a cosa serve? Secondo Magris, non è importante viaggiare solo per conoscere un posto nuovo, ma il viaggio serve ad oltrepassare i confini imposti dalle nazioni. E se ci affacciamo un po’, possiamo notare come poco diversi da noi sono gli altri popoli, come alla fine possiamo riconoscere tratti comuni e costumi molto vicini a noi. In questo modo possiamo renderci più flessibili, senza reputare lo straniero un barbaro. Il viaggio può farci scoprire il noto e l’ignoto: si riscopre ciò che sappiamo già, si scopre quello che non conosciamo di un popolo nuovo. Eliminando la xenofobia, l’intolleranza verso lo straniero, possiamo diventare benevoli nei nostri confronti ed amare di più il mondo. Essendo infatti benevoli nei confronti del prossimo, in fondo non facciamo altro che amare noi stessi, perchè il sentimento pacifico viene ricambiato. Di conseguenza, i popoli ameranno il mondo nella sua interezza, fatta di parti diverse tra di loro, ma nello stesso simili.

Viaggiare significa anche allontanarsi dalle proprie certezze per scoprirne altre, avvicinarsi a mete sconosciute, a nuove idee ed avere nuovi spunti. Mettendoci in viaggio ci carichiamo di una valigia piena di nostre considerazioni ed idee, ma ritorniamo con un’altra valigia, con un nuovo bagaglio culturale che ci ha arricchiti e ha reso l’esperienza unica in tutti i sensi. Magris cerca di capire il mondo, e il viaggio allora diventa ricerca, di un qualcosa di nuovo che contiene nello stesso tempo conoscenze che possediamo già.

 

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