La Casa in Collina di Pavese: riassunto e analisi del libro

La Casa in Collina di Pavese: riassunto e analisi del libro

Pavese - La guerra partigiana, la Langa ed il senso del vivere. L'impossibile viaggio di ritorno nella terra dell'infanzia.

La Casa in Collina di Pavese: riassunto

La vicenda si svolge nel 1943, l’anno della caduta di Mussolini, del governo Badoglio, dell’armistizio con le Truppe Alleate, dell’occupazione tedesca dell’alta Italia, con l’inizio della Resistenza. I fatti si svolgono in parte sulle colline attorno a Torino, in parte sulle Langhe.

Corrado è un insegnante di scienze quarantenne che lavora a Torino e che, in questo anno decisivo per la guerra, sfolla in collina, ospite di una casa dove abitano due donne, madre e figlia. Quest’ultima Elvira è teneramente innamorata di Corrado ma non è corrisposta. In una vicina osteria Corrado incontra Cate, la donna che dieci anni prima ha amato e da cui, prima di abbandonarla, ha forse avuto un figlio.

Il dubbio che questo figlio sia proprio Dino, un giovane che frequenta con Cate l’osteria dove si raccolgono dei comunisti, pronti ad impegnarsi nella lotta resistenziale, rompe l’equilibrio esistenziale di Corrado. Egli si affeziona a Dino, ma non ha da Cate alcuna decisiva conferma sulla sua paternità. Questo è il primo elemento di ambiguità nella sua esperienza di vita: il dubbio di non aver accettato fino in fondo le proprie responsabilità di padre.

Intanto gli eventi della guerra evolvono: dopo l’8 settembre l’esercito italiano è allo sbando, nelle strade di Torino numerosi sono i fuggiaschi che tentano il ritorno alle loro case in abiti borghesi (per non essere riconosciuti come soldati renitenti). Ci si prepara a fronteggiare l’occupazione tedesca, mentre la città è sottoposta ai bombardamenti degli Alleati.

Corrado non sa decidersi ad un impegno politico più diretto e a differenza dei suoi amici dell’osteria delle Fontane (Cate, Dino, Fonso, Tono) non entra nelle bande partigiane. Mentre quasi tutti questi personaggi vengono catturati dai tedeschi, Corrado si salva. Solo Dino si unisce alle truppe partigiane (assumendosi quell’impegno che il presunto padre non è capace di assumere ).

Corrado fugge prima in un collegio a Chieri e poi al paese d’origine sulle Langhe con la speranza di restare ai margini del conflitto e di udirne solo gli echi lontani. Ma la guerra non ha risparmiato niente e nessuno e per chi , come lui, ha voluto restare in disparte c’è una lunga lotta contro il rimorso e gli incubi del tradimento. Corrado vorrebbe che l’inverno durasse per sempre, non rispuntasse la vita, come un adolescente vorrebbe entrare in un cespuglio e non uscirne mai più. La storia tuttavia continua e costringe ad assumerci precise responsabilità. Corrado non può rimanere impassibile di fronte ai corpi dei partigiani uccisi tra le sue colline.

Temi affrontati nel libro

Il tema fondamentale del libro è il dramma dell’intellettuale, solo  ed isolato di fronte alla guerra, incapace di aderire all’azione resistenziale e di inserirsi attivamente all’interno delle formazioni partigiane. Pavese affronta dunque il tema dell’impotenza ad agire dell’uomo di cultura nel momento in cui la guerra, la caduta del fascismo e l’occupazione tedesca mettono a dura prova la stabilità e l’equilibrio di vita tenacemente ricercato.

Egli vanamente si illude che proprio la guerra consenta di “vivere alla giornata” di “chiudersi ancor meglio nella sua solitudine sperimentata da gran tempo”. Proprio la guerra invece lo pone di fronte a una prova essenziale. Cate lo rimprovera della sua inerzia ed egli non sa che rispondere “alzando le spalle..” dall’alto della sua superiorità intellettuale. Anche se alla fine dirà :”Mi accorgo adesso che in tutto quest’anno e che anche prima…quand’eravamo ancora giovani e la guerra era una nube lontana, mi accorgo che ho vissuto un solo lungo isolamento, una futile vacanza, come un ragazzo che giocando a nascondersi entra in un cespuglio e ci sta bene, guarda il cielo da sotto le foglie, e si dimentica di uscirne mai più “.

C’è infine il tentativo di ritrovare il perduto equilibrio tra le colline delle Langhe (simbolo dell’infanzia innocente) con un ritorno avventuroso a Santo Stefano Belbo. Tale recupero del passato è comunque impossibile: la guerra sta lasciando tragiche testimonianze della sua presenza anche tra i filari delle vigne dove giacciono corpi martoriati dai colpi delle armi. La città (Torino) è in generale simbolo di angoscia e morte, mentre la collina e la vigna (colline torinesi e Langhe ) dovrebbero essere simbolo di purezza e rigenerazione.

Gli ultimi capitoli del romanzo sono importantissimi in quanto danno significato conclusivo all’esperienza di vita del protagonista, proiettato verso un impossibile ritorno all’indietro nella sua esistenza, scavalcando la fase della consapevolezza, delle scelte e delle precise responsabilità.

La collina è attraversata dalla guerra esattamente come la città, anzi la morte è in agguato in ogni angolo, tra i filari delle viti, ad una svolta della strada che costeggia i crinali, dietro ad un carro di fieno che si nasconde tra il fogliame.

Proprio dove la guerra non parrebbe poter giungere a disturbare quegli eterni ritmi di vita contadina in sintonia con l’alternarsi ordinato delle stagioni, ebbene proprio lì infuria più cruenta la guerra partigiana. La collina viene intaccata, sporcata con il sangue dei morti repubblichini, incendiata con i falò dei villaggi e dei fienili dati alle fiamme dai tedeschi per rappresaglia. La gente fugge nei campi, abbandona gli animali, trema di fronte ad un pericolo generalizzato.

Corrado capirà la vera legge della guerra; solo tra le sue terre egli rifletterà al senso dei morti di entrambe le parti lasciati sul campo. Sentirà la responsabilità indiretta di quelle morti, per non aver arrestato il fascismo e la guerra in tempo. Le responsabilità storiche sono comuni. È impossibile vivere come l’eterno ragazzo che tenta fino all’ultimo di nascondersi sotto un cespuglio aspettando che tutto passi.

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