Metamorfosi, IV, vv. 45-92 - Studentville

Metamorfosi, IV, vv. 45-92

‘Pyramus et

Thisbe, iuvenum pulcherrimus alter,
altera, quas Oriens habuit, praelata puellis,
contiguas tenuere domos,

ubi dicitur altam
coctilibus muris cinxisse Semiramis urbem.
notitiam primosque gradus vicinia fecit,
tempore crevit

amor; taedae quoque iure coissent,
sed vetuere patres: quod non potuere vetare,
ex aequo captis ardebant

mentibus ambo.
conscius omnis abest; nutu signisque loquuntur,
quoque magis tegitur, tectus magis aestuat

ignis.
fissus erat tenui rima, quam duxerat olim,
cum fieret, paries domui communis utrique.
id vitium

nulli per saecula longa notatum++
quid non sentit amor?++primi vidistis amantes
et vocis fecistis iter, tutaeque per

illud
murmure blanditiae minimo transire solebant.
saepe, ubi constiterant hinc Thisbe, Pyramus

illinc,
inque vices fuerat captatus anhelitus oris,
“invide” dicebant “paries, quid amantibus obstas?
quantum erat, ut

sineres toto nos corpore iungi
aut, hoc si nimium est, vel ad oscula danda pateres?
nec sumus ingrati:

tibi nos debere fatemur,
quod datus est verbis ad amicas transitus auris.”
talia diversa nequiquam sede locuti
sub

noctem dixere “vale” partique dedere
oscula quisque suae non pervenientia contra.
postera nocturnos Aurora

removerat ignes,
solque pruinosas radiis siccaverat herbas:
ad solitum coiere locum. tum murmure parvo
multa prius

questi statuunt, ut nocte silenti
fallere custodes foribusque excedere temptent,
cumque domo exierint,

urbis quoque tecta relinquant,
neve sit errandum lato spatiantibus arvo,
conveniant ad busta Nini lateantque sub

umbra
arboris: arbor ibi niveis uberrima pomis,
ardua morus, erat, gelido contermina fonti.
pacta

placent; et lux, tarde discedere visa,
praecipitatur aquis, et aquis nox exit ab isdem.

Versione Tradotta

“Piramo, l’uno il

più bello fra i giovani, l’altra splendida fra le fanciulle, occupavano 2 case vicine, là dove si dice che Semiramide abbia

cinto la città con muri d’argilla. La vicinanza produsse la conoscenza e i primi gradini (verso l’amore) e l’amore

crebbe nel tempo; e anche le fiaccole nuziali si sarebbero unite in matrimonio secondo diritto, ma i padri lo vietavano; ma ciò

che non potevano vietare è che ambedue ardevano allo stesso modo, catturate le menti. Nessuno è a conoscenza; parlano con cenni

e segni e quanto più questo è nascosto, tanto più il fuoco nascosto divampa. La parete, comune alla casa di entrambi, era stata

spaccata da una piccola fessura che un tempo si era prodotta, quando era stata fabbricata. Questo difetto, da nessuno notato

per lunghi secoli (cosa non sente amore?), per primi lo vedeste, amanti e ne faceste passaggio della voce; per quello, sicure

parole dolci erano solite passare con un minimo mormorio. Spesso, dove si erano fermati Tisbe di qui, Piramo di là

vicendevolmente il sospiro della bocca era stato catturato. Dicevano:””o muro invidioso, perchè ti opponi agli amanti? Quanto

ti sarebbe costato permettere che noi ci fossimo uniti con tutto il corpo, o, se questo è troppo, essere aperto per darci

baci?E non siamo ingrati; a te noi riconosciamo essere debitori poichè è stato dato un passaggio alle parole per le orecchie

amate. Dette invano tali cose nell’abitazione, si dissero addio sul far della notte, e diedero ciascuno alla loro parte

baci, destinate a non unirsi. Dopo che Aurora aveva allontantao i fuochi notturni e il sole aveva fatto seccare le erbe

ghiacciate con i raggi, si ritrovarono al solito luogo. Allora, lamentatisi prima molto con un piccolo mormorio, decidono di

notte, in silenzio, di tentare di ingannare i custodi e di uscire dalle porte. E uscendo dalla casa per lasciare le case della

città,e non sia per andare vagando nella vasta pianura, arrivano insieme alla tomba di Nino e si nascondono all’ombra di un

albero; l’albero, qui molto fecondo di candidissimi pomi, era un alto gelso, vicino a una gelida fonte. I patti piacciono; e

la luce, che sembrava cadere lentamente, è precipitata nelle acque e dalle stesse acque esce la notte.”

 

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Versione tradotta

“Piramo, l’uno il

più bello fra i giovani, l’altra splendida fra le fanciulle, occupavano 2 case vicine, là dove si dice che Semiramide abbia

cinto la città con muri d’argilla. La vicinanza produsse la conoscenza e i primi gradini (verso l’amore) e l’amore

crebbe nel tempo; e anche le fiaccole nuziali si sarebbero unite in matrimonio secondo diritto, ma i padri lo vietavano; ma ciò

che non potevano vietare è che ambedue ardevano allo stesso modo, catturate le menti. Nessuno è a conoscenza; parlano con cenni

e segni e quanto più questo è nascosto, tanto più il fuoco nascosto divampa. La parete, comune alla casa di entrambi, era stata

spaccata da una piccola fessura che un tempo si era prodotta, quando era stata fabbricata. Questo difetto, da nessuno notato

per lunghi secoli (cosa non sente amore?), per primi lo vedeste, amanti e ne faceste passaggio della voce; per quello, sicure

parole dolci erano solite passare con un minimo mormorio. Spesso, dove si erano fermati Tisbe di qui, Piramo di là

vicendevolmente il sospiro della bocca era stato catturato. Dicevano:””o muro invidioso, perchè ti opponi agli amanti? Quanto

ti sarebbe costato permettere che noi ci fossimo uniti con tutto il corpo, o, se questo è troppo, essere aperto per darci

baci?E non siamo ingrati; a te noi riconosciamo essere debitori poichè è stato dato un passaggio alle parole per le orecchie

amate. Dette invano tali cose nell’abitazione, si dissero addio sul far della notte, e diedero ciascuno alla loro parte

baci, destinate a non unirsi. Dopo che Aurora aveva allontantao i fuochi notturni e il sole aveva fatto seccare le erbe

ghiacciate con i raggi, si ritrovarono al solito luogo. Allora, lamentatisi prima molto con un piccolo mormorio, decidono di

notte, in silenzio, di tentare di ingannare i custodi e di uscire dalle porte. E uscendo dalla casa per lasciare le case della

città,e non sia per andare vagando nella vasta pianura, arrivano insieme alla tomba di Nino e si nascondono all’ombra di un

albero; l’albero, qui molto fecondo di candidissimi pomi, era un alto gelso, vicino a una gelida fonte. I patti piacciono; e

la luce, che sembrava cadere lentamente, è precipitata nelle acque e dalle stesse acque esce la notte.”�

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