Numquam adhuc Romanae copiae in unum neque maiores neque melioribus ducibus convenerant, totum terrarum orbem facile subacturae, si contra barbaros ducerentur. Pugnatum est ingenti intentione victusque ad postremum Pompeius est et castra eius direpta sunt. Ipse fugatus Alexandriam petiit, ut a rege Aegypti, cui tutor a senatus datus fuerat, propter iuvenilem eius aetatem, acciperet auxilia. Qui, fortunam magis quam amicitiam secutus occidit Pompeium, caputque eius et anulum Caesari misit. Quo conspecto, Caesar etiam lacrimas fudisse dicitur, tanti viri intuens caput et generi quondam sui.
Versione tradotta
Mai fino a quel momento le milizie romane si erano riunite in un solo luogo, né maggiori né con migliori condottieri, e avrebbero sottomesso facilmente tutta la terra se avessero combattuto contro i barbari. Si combatté con una durissima battaglia e alla fine Pompeo fu sconfitto, e il suo accampamento fu distrutto. Messo in fuga, egli stesso si diresse verso Alessandria, per ricevere rinforzi dal re d'Egitto, a cui fu dato come tutore dal senato, per la sua giovane età. Questo, assecondando più la fortuna che l'amicizia, uccise Pompeo, e mandò a Cesare la sua testa e il suo anello. Vedendo ciò, si dice che Cesare pianse, vedendo la testa di un uomo così grande e un tempo suo genero.
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