Il Naturalismo
Il Naturalismo è una corrente letteraria nata in Francia nella seconda metà del XIX secolo, che assegnava all’opera narrativa il compito di attenersi a una descrizione oggettiva e impersonale della materia rappresentata. A differenza del realismo, non esprimeva valutazioni di carattere morale. Il termine fu usato per la prima volta nel 1858 da H.-A. Taine in un saggio su Balzac. Gli scrittori naturalisti, sulla scia del determinismo biologico di Charles Darwin e di quello economico di Karl Marx, ritenevano che i comportamenti umani fossero il prodotto di fattori ambientali, sociali ed economici (“race, milieu, moment”, secondo la formulazione di Taine). Il naturalismo applicava alla letteratura il metodo sperimentale che era alla base del movimento filosofico del positivismo; l’opera narrativa diventava così un laboratorio per l’osservazione fredda e distaccata della realtà, di cui lo scrittore, al pari di uno scienziato, doveva registrare impassibilmente i fenomeni. Fra gli autori più rappresentativi furono i fratelli Edmond e Jules de Goncourt, i cui romanzi si segnalano per la minuziosa precisione descrittiva, ed Emile Zola, che nel grande ciclo dei Rougon-Macquart ritrasse situazioni di degrado sociale della Parigi di fine Ottocento. Alcune delle novelle degli aderenti al movimento furono raccolte nell’antologia Les Soirées de Médan (1880), considerata il manifesto del naturalismo o del realismo francese. Al naturalismo francese corrispose, sia pure nella diversità di toni e ambientazioni, il verismo italiano di scrittori come Giovanni Verga, Luigi Capuana, Federico de Roberto.
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