È una forma, secondo molti critici, di preromanticismo.
Premessa: caratteri della cultura italiana durante l’età napoleonica
1. Gli anni del dominio napoleonico in Italia rappresentano un periodo di rapida ed intensa maturazione per gli Italiani, sia perché L’Italia fu tolta dal suo isolamento politico e costretta a partecipare alle turbinose vicende del periodo, sia perché il suo contatto con la cultura europea divenne allora più intenso, profondo, continuo, sia perché attraverso tutte queste esperienze,le speranze e le amare delusioni, si venne formando una coscienza nazionale, anche se, per il momento, ancora embrionale.
2. Tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento la nostra cultura, recando a maturazione il retaggio dei circoli illuministici napoletano e lombardo, accentua il suo carattere nazionale ed acquista un senso più vivo della tradizione, pone le premesse del suo prossimo rinnovamento civile e nazionale.
Dalla delusione seguita alle speranze risposte nel “liberatore” si concretizza la consapevolezza che solo l’affermazione di una coscienza nazionale di uno stato indipendente può portare all’attuazione di un governo libero. Si inizia la critica all’astrattismo ideologico degli illuministi e del dottrinismo rivoluzionario (Cuoco); si contrappone all’estremismo concettuale illuministico, il pensiero più cauto, ma dotato di maggiore senso del reale, dei nostri: Gravina, Genovesi, Verri, Beccaria, Parini. Si risale al pensiero di Machiavelli, Sarpi, Vico; L’Alfiere viene visto, come maestro di italianità politica e letteraria. Frequente si alza l’ammonimento a ristudiare il passato (Foscolo), onde formarsi una coscienza storica, Notevoli le imprese editoriali (Biblioteca dei classici italiani – Milano 1804-14).
Centro: Milano, in cui il pensiero si incontra con l’apporto fecondo del pensiero degli esuli napoletani scampati alla rivoluzione, anzi, al soffocamento nel sangue della rivoluzione del 1799. Il pensiero più strettamente filosofico degli uomini del Sud si innesta così al senso pratico degli uomini del Nord esso esercita una cospicua funzione educativa di formazione e di orientamento.
3. La poetica, le correnti del gusto letterario non si allontanano dalle premesse del periodo immediatamente precedente: cauto razionalismo, poetica del sensismo, orientamenti preromantici del gusto. Prevalgono però le correnti neoclassiche.
Il neoclassicismo accusa il Settecento di mancanza di “grazia”: essa si ottiene con l’evitare ogni eccesso nell’espressione delle passioni, ogni assenza di linee e di luci. Diffonde l’opinione (oggi caduta) della serenità dello spirito greco. Scopo dell’arte: il diletto. Imitazione della perfezione del mondo classico (bello ideale).
L’archeologo Winkelmann ed il letterato Lessing si erano dedicati, della seconda metà del secolo XVIII, sia pur per vie diverse, a scoprire il vero volto dell’arte e della poesia classica, al di là delle deformazioni operate dalla tradizione; in sede teorica essi avevano rinnovato la dottrina platonica della bellezza ideale e armonia delle forme, intesa come pura armonia di forme quasi astratte e purificate da ogni carattere materiale e sensibile. Tali teorie trovarono, da noi, pronti seguaci; nei primi anni dell’Ottocento costituirono l’indirizzo predominate del gusto, il presupposto di una voga classicheggiante che fu fenomeno europeo.
Altri nostri teorici, muovendo da una educazione sensista, affermarono che la materia va regolata, per farsi arte, da unità, armonia, grazia; questi ultimi sono i caratteri, anzi, presi insieme, il carattere distintivo della bellezza attuata (cioè realizzata).
Tali teorie dell’arte sono alla base del movimento artistico che si suole designare con il termine neoclassicismo.
Sotto l’aspetto sentimentale, o pratico, esso consiste nel volgersi, obliando il presente doloroso, verso un mondo di serenità, di armonia, di bellezza, sotto l’aspetto letterario, nel tentativo di ricreare un’arte limpida ed armoniosa come quella ellenica.
Naturalmente questo atteggiamento assume aspetti diversi nei vari poeti:
a) Esso è un tendersi ad un mondo perfetto, idoleggiato, alieno e remoto e disperatamente elusivo (= che ci sfugge) in Hoëlderlin e Keats (Ode su un’urna greca).
b) Si fa senso decorativo, amore di belle forme, idoleggiato attraverso la letteratura, nel Monti, il cui allessandrismo è aulica decorzioone. In lui non vi è nulla dello struggimento proprio dei nordici (citati sopra), per il mondo pagano, classico, ma piuttosto amore per un mondo di belle favole consacrato dalla tradizione, favole letterarie gustate e godute come tali.
c) Assume invece il significato e l’aspetto di un processo personalissimo di osmosi (questa aspirazione alla serenità greca) in Chenier e Foscolo, entrambi di madre Greca (Chanier: tradurre in nitide forme di antica bellezza un contenuto di affetti nuovi e ribelli) – sgretolare il classicismo irrigiditosi in norme pedantesche.
Per quanto riguarda in particolare il Foscolo, proprio in grazia del “nativo per sacro” e lui trovava in se stesso quel clima apollineo (=sereni) che Keats si studiava invano di richiamare sulla terra. Erano in lui abituali: dolore e conforto, travagliosa vita e olimpica serenità, onde dalle attorte radici dell’Ortis sarebbe naturalmente sbocciato il fiore delle grazie. Non v’era in lui il violento contrasto di due mondi, il terreno e l’olimpico, come nei poeti nordici, ma un lento dilatarsi, sublimarsi di impulsi, che spiega il passaggio dall’Ortis ai Sepolcri alle Grazie. In una parola, se è lecito esprimersi così, la grecità del Foscolo non è trascendente , ma immanente; le passioni umane, vibranti nell’animo del poeta, proprio per opera di questo classicismo intimo ed operante, vanno nelle sue opere addolcendosi: alla fine restano, ma temperate, divenute quasi gesti e simboli rituali. In tal modo il Foscolo continuava la tradizione ellenistica, come Catullo in latino, così egli immaginava grecamente il linguaggio toscano.
Nelle arti figurative = Antonio Canova (scultore).
Per tutto quanto detto del neoclassicismo non appare affatto in contrasto con il Romanticismo, anche se di ciò nell’infuriare della polemica che seguì di lì a poco, classici e romantici non ebbero consapevolezza; invero in quanto il neoclassicismo si sforzava di rivivere modi e concezione del passato, in quanto tendeva, nostalgicamente, verso un mondo remoto, perduto, in quanto lo idoleggiava come un ideale perfetto, immutabile, eterno, di bellezza, rivelava un atteggiamento proprio della sensibilità romantica, che anch’essa, in tanta parte, tenderà ad evasioni delle realtà presente. Il neoclassicismo è, quindi, un primo manifestarsi della sensibilità romantica. Quello che appare un contrasto riguarda quindi solo certe circostanze esteriori all’aspirazione.
N.B. Per capire la differenza tra un’opera classica ed una classicista e neo classicista, bisogna tenere presente questo criterio: nell’opera classicista il mondo classico; la classicità non è abito naturale e spontaneo; ma è diventata materia di sogno:
Il neoclassicismo, frutto, in gran parte dell’erudizione e dell’entusiasmo nordico per il mondo antico, e soprattutto per la Grecia, fu movimento che doveva appunto esaurirsi in quella erudizione ed in quell’entusiasmo intellettualistico. Fu fenomeno passeggero di gusto e non un fatto profondamente religioso e morale. Fu soprattutto una moda (con eccezioni).Fu diverso dal classicismo cinquecentesco, in quanto questo travestì l’antico moderno, cioè la classicità nell’attualità del sentimento (si sentivano antichi nell’animo), mentre il neoclassicismo travestì il moderno da antico “antiquando” il sentimento; mirò all’armonia, che non possedeva, a dare armonia e grazia al contenuto sentimentale nuovo e moderno.
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