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Neoimpressionismo: riassunto

Neompressionismo: riassunto del neoimpressionismo, detto anche puntinismo.

NEOIMPRESSIONISMO: RIASSUNTO. Tra il 1883 (morte di Manet) e il 1886 (ultima mostra impressionista), la pittura dei protagonisti del gruppo aveva subito una trasformazione profonda da prospettare una vera e propria crisi dell’impressionismo. L’autonomia della visione e la totale libertà della resa pittorica già praticate dagli impressionisti si vengono ora radicalizzando e modificando.

NEOIMPRESSIONISMO O PUNTINISMO: ESPONENTI. I principali esponenti del Neoimpressionismo (denominazione proposta nel 1886 dal critico Félix Feneon) sono Georges Seurat, il suo seguace Paul Signac, che propongono una pittura realizzata con tacche, virgole o piccoli punti di colori puri, non mescolati sulla tavolozza ma accostati sulla tela.
Il termine viene usato per la prima volta dal critico Felix Fénéon nel recensire “Une dimanche après-midi à l’île de la Grande-Jatte” di George  Seurat, presentato al secondo Salon des Indépendants nel settembre del 1886, anche se i pittori si riferivano al nuovo stile pittorico come «cromo luminarismo», perchè la pittura dei neoimpressionisti voleva mettere in evidenza i due fondamentali elementi della percezione: luce e colore.

NEOIMPRESSIONISMO: LA TECNICA PITTORICA. In seguito il termine entrò nell’uso comune, anche perchè richiamava, come era giusto, la provenienza del nuovo stile che continuava a mantenere validi i principi dell’Impressionismo, ai quali voleva solo aggiungere una base scientifica
La tecnica inventata dall’impressionista Seurat, e poi applicata e sviluppata in diverse direzioni dagli altri Neoimpressionisti, si basava sulla capacità che ha l’occhio umano di percepire gli stimoli luminosi di colore diverso come un solo colore (mescolanza additiva).
Ispirandosi alle sperimentazioni pittoriche realizzate da Delacroix e dagli Impressionisti, Seurat sostituì le mescolanze di pigmenti sulla tela con le mescolanze ottiche. Nella tradizione pittorica, per esempio, per ottenere il viola si mescolavano sulla tavolozza, prima di stenderli sulla tela, un pigmento blu ed uno rosso.
Seurat, invece, per ottenere una colorazione viola sulla tela, accostava una miriade di punti blu e rossi che, visti a distanza, davano un’impressione di un viola molto più luminoso di quello ottenuto attraverso la mescolanze di rosso e di blu sulla tavolozza.
Seurat (1859 – 91), figura centrale del gruppo, parte dalla teoria del contrasto simultaneo del fisico francese Michel-Eugène Chevreul, che chiarisce le possibilità d’influenza reciproca dei differenti colori: i complementari (il giallo e il viola; il rosso e il verde; il blu e l’arancione) si esaltano a vicenda, mentre i toni chiari e quelli scuri evidenziano il proprio contrasto se direttamente contrapposti.
Da un altro fisico Ogden Rood, egli apprende la distinzione tra colore materia (cioè il materiale fisico o l’impasto pittorico e colore luce (cioè la pura radiazione luminosa che colpisce l’occhio). Su tali basi mette a punto una scala di tinte primarie e secondarie che, invece di essere mescolate sulla tavolozza, vanno collocate in minuscoli punti sulla tela, producendo l’effetto di un’omogenea e luminosa integrazione sulla retina dello spettatore se osservate alla giusta distanza. L’uso di tinte pure gli permette di raggiungere esiti di luminosità e contrasto che nessuna mescolanza dei pigmenti potrebbe conseguire. Seurat mette in pratica l’idea di applicare alla pittura una serie di principi propriamente scientifici.
Il Neo-Impressionismo non fu un fenomeno circoscritto ad un piccolo gruppo di autori, ma come una diffusa reazione all’Impressionismo, che venne abbracciato  per periodi più o meno lunghi, da pittori come Van Gogh, Cézanne, Rousseau, Toulouse – Lautrec, Gauguin ed il gruppo dei Nabis.
Naturalmente ognuno di questi pittori applica le esperienze ed i canoni del Neoimpressionismo in maniera più o meno scientifico, arricchendo il movimento di nuove interpretazioni e punti di vista.
Il movimento Neoimpressionista annulla alcune delle basi dell’Impressionismo, come il progressivo allontanamento dalla pittura “dal vero”, la semplificazione dei soggetti e l’utilizzo dell’elemento cromatico in chiave simbolica, non più volto a tradurre le vibrazioni emozionali, ma a conferire all’opera una solennità spirituale.

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