Neptunus, Saturni et Rheae filius, Oceani et aquarum deus est et ventis atque procellis cum nymphis imperat. Neptuni vehiculum magna concha est; equi marini concham trahunt per undas et deus immensum pelagus sic peragrat. Equorum iubae caeruleae, oculi feri, ungulae aeneae sunt. Deus iussa dat non scaeptro sed fuscina: cum fuscinam movet, procellae silescunt atque undae tranquillae sunt. Interdum et in terras Neptunus descendit, ubi nautae dei benevolentiam donis et hostiis invocant quia vita in pelago continenter in magno periculo est. Romani Neptuno parva templa aedificant, tauros vitulosve immolant et ante dei simulacra sic orant: «Neptune, Saturni et Rheae fili, rege ventos, undas placa, depelle procellas, nautas adiuva atque in periculis serva». Itaque nautae navigium bene solvunt et bene appellunt.
Versione tradotta
Nettuno, figlio di Saturno e Rea, è il dio delle sorgenti e dell'oceano e comanda con le ninfe i venti e le tempeste. Il mezzo di trasporto di Nettuno è una grande conca; i cavalli marini trascinano la conca attraverso le onde e così il dio attraversa il mare immenso. Le criniere dei cavalli sono cerulei, gli occhi sono feroci, gli zoccoli di colore bronzo. Il dio impartisce gli ordini non con lo scettro ma con il tridente: quando agita il tridente, si placano le tempeste e le onde sono tranquille. Talvolta Nettuno viene anche sulla terra, dove i marinai invocano con doni e sacrifici la benevolenza del dio perché la vita del mare è continuamente in gran pericolo. I romani costruiscono per Nettuno piccoli templi, immolano tori e vitelli e pregano così dinanzi alle immagini del dio: "Nettuno, figlio di Saturno e Rea, guida i venti, placa le onde, allontana le tempeste, aiuta i marinai e salvaguardali durante i pericoli". E così i marinai salpano bene il naviglio ed approdano bene.
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