NICOLA PISANO. Nicola Pisano (1220 c.-1278 c.), è stato lo scultore incaricato del lavoro del pulpito del battistero di Pisa, sua prima opera certa. L’appellativo di Pisano lo farebbe pensare toscano, ma in altri due documenti lo stesso Nicola è detto “Apulia”, dunque poteva essere originario del meridione. L’interesse di rintracciare i luoghi in cui è avvenuta la formazione di Nicola Pisano è dettato dal fatto che da lui sembra partire il rinnovamento gotico della scultura italiana. Nella sua opera si riconoscono, infatti tanto la specificità del linguaggio gotico presente a sud delle Alpi, quanto un riferimento allo svolgimento del Gotico nelle regioni oltremontane nel medesimo periodo di tempo.
Il pulpito non è solamente un’opera scultorea, ma è anche un organismo architettonico studiato in modo del tutto nuovo. Una certa evoluzione rispetto alla volontà dell’artista, nel rappresentare la concretezza fisica e spirituale dell’uomo, anche risalendo al modello classico, si individua nella scena della Natività scolpita questa volta per il secondo pulpito realizzato per il duomo di Siena. Qui assistiamo a un graduale abbandono dell’impotenza monumentale classica delle figure a favore di una più viva partecipazione umana agli eventi.
NICOLA PISANO: LE SCULTURE. La cultura francese delle grandi cattedrali di Reims e Chartres, o la plastica tedesca di Bamberga e Naumburg, conosciuta più o meno direttamente da Nicola, diventano per lo scultore il tramite per temperare in ritmi più fluenti e sensibili alla luce l’astratta rigidezza statuaria delle opere antiche.
- Nicola per la realizzazione del pulpito di Siena fu affiancato da alcuni discepoli tra cui Arnolfo di Cambio, Donato Lapo e il figlio del maestro Giovanni. Oggi, abituati alla tradizione romantica a considerare l’opera d’arte come il prodotto di una personalità singola, che ne è l’unica indiscussa creatrice della prima idea di esecuzione materiale, possiamo forse meravigliarci di questa collaborazione. È invece un uso comune in tutta l’attività artistica del passato, almeno fino al XVIII secolo. Il maestro, dovendo rispondere alle richieste di una numerosa committenza, lavorava aiutato da tutta la sua scuola, distribuendo i compiti ai vari allievi in relazione alle loro reali capacità. Da queste botteghe sono usciti tutti i massimi artisti. Quando infatti si dice che un’opera è di un tale artista, non bisogna intendere che egli soltanto vi ha messo mano, ma che l’ha ideata e condotta fino in fondo, lavorandovi personalmente, soprattutto nelle parti più importanti e difficili, e coordinando il lavoro degli altri fino a raggiungere un’unità totale.
- Nel decennio successivo Nicola, con il figlio Giovanni lavora alla Fonte Maggiore di Perugia (1275 -1278). La fontana è uno degli elementi di spicco dell’urbanistica della città medievale, non soltanto per l’abbellimento scenografico, ma ancora di più perché conduce l’acqua nel cuore del centro abitato, mettendola a disposizione, praticamente e visivamente, della collettività. Collocata su una gradinata circolare, consta della sovrapposizione di due vasche marmoree poligonali concentriche e di una terza bronzea, sormontata da un gruppo di tre ninfe che portano un’anfora da cui sgorga l’acqua. È dunque concepita architettonicamente, come iscritta in un triangolo ideale, che, dalla larga base del gradino più basso, conduce all’unità del vertice, da cui zampilla l’acqua,che ricade successivamente per gradi, attraverso le varie vasche, dal centro al perimetro, dall’uno al molteplice.
È probabile che spettino a Nicola le parti scolpite in maniera più sobria e contenuta, a Giovanni quelle più scattanti. Nicola è un grande maestro, non soltanto in senso creativo, per il livello artistico delle sue opere, ma anche in senso didattico, avendo formato, oltre a vari altri importanti scultori, due fra i massimi artisti italiani dell’età gotica, Arnolfo di Cambio e Giovanni Pisano.
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